Dal 4 al 6 novembre 2024 tre giorni di astensione dall’attività giudiziaria penale. E’ lo sciopero al quale aderisce la Camera Penale di Sciacca guidata dall’avvocato Aldo Rossi.
“L’introduzione del “Pacchetto sicurezza” – dice Aldo Rossi – non si pone in sintonia con un programma di riforma della giustizia in senso liberale. Intervento populista, sproporzionato, inadeguato alle emergenze delittuose; caratterizzato da un ingiustificato rigore punitivo nei confronti dei soggetti più deboli in repressione di fenomeni meno gravi. Sebbene le critiche già in fase di predisposizione del contenuto del “Pacchetto sicurezza” fossero state puntuali, proseguite con lo stato di agitazione e poi da tre giorni di astensione, il Ddl è ora all’esame del Senato”.
“La creazione di nuove fattispecie di reato, la criminalizzazione di condotte che mai erano state ritenute offensive, uno sproporzionato aumento delle sanzioni a tutela univoca di talune categorie, l’introduzione di nuove ostatività alla concessione di benefici penitenziari (ad esempio la cancellazione del
differimento della pena per le donne gravide), l’aumento di prerogative della polizia giudiziaria alla quale sarà addirittura consentito il porto di armi diverse da quelle ufficialmente in dotazione esponendo gli stessi al perpetuo pericolo, costituiscono evidenze e constatazioni di riforme che finiscono col modificare pericolosamente i rapporti stessi fra il cittadino e lo Stato, fra il principio di autorità e quello di libertà, impostando le stesse reazioni sociali sulla base di un’asserita esigenza di sicurezza strumentalmente modificata”. Questa la posizione dei penalisti secondo i quali:
“Non si riscontra alcun tipo di intervento di riorganizzazione delle risorse dei territori e di prevenzione dell’illegalità, di facoltà conferite alle amministrazioni locali per una maggiore efficienza delle
stesse, una più oculata presenza delle istituzioni; non è evincibile una politica sociale atta a studiare i fenomeni di malcontento e di criticità. Piuttosto si riscontra una eccessiva criminalizzazione del dissenso e inasprimenti sanzionatori, tipici di un assetto totalitario”.