Le sue visite in carcere erano prevalentemente indirizzate agli “uomini d’onore”, Antonello Nicosia, il saccense arrestato ieri nell’operazione dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, accusato di associazione mafiosa, accompagnava la parlamentare Occhionero e si premurava di far visita specie ai boss e gregari del territorio di un certo spessore.
Alcuni era già riuscito ad incontrarli mentre ad altri progettava e programmava future visite. Sempre con l’escamotage che aveva già collaudato e del quale si vantava nelle sue interlocuzioni con il boss di Sciacca, Accursio Dimino e per il quale era riuscito ad ottenere il ringraziamento perfino del numero uno di Cosa Nostra, il latitante Matteo Messina Denaro.
Difensore dei diritti dei detenuti, direttore di un Osservatorio nazionale sulla condizione carceraria, ex assistente parlamentare, componente del comitato nazionale dei Radicali, Nicosia invece secondo la ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, aveva assunto tutti questi ruoli per difendere gli interessi di Cosa nostra nella quale stava tentando un’ascesa come punto di riferimento nel territorio.
Tra i mafiosi che Nicosia ha incontrato in cella, c’è anche Santo Sacco, ex consigliere provinciale a Trapani ed ex consigliere comunale di Castelvetrano, sindacalista, definitivamente condannato per mafia. Nicosia, nelle intercettazioni dice di lui: “Santo Sacco è un bravo ragazzo, che deve legarsi al dito, basta che esce dal carcere. L’unica cosa che deve fare Santo Sacco è cucirsi la bocca … se si cuce la bocca… perché io ancora non lo vedo io… pronto per uscire… vero ti dico…”.
Era la seconda volta che Nicosia incontrava il politico finito in carcere per mafia, lo aveva visto al Pagliarelli, nel 2018 e lo aveva avvisato così riferiva nei suoi racconti: “Sà (Santo, ndr) devi fare il bravo però, se no me ne vado, mi stringeva la mano… basta che non facciamo storie perché qui lo capisci tu vai a finire in sezione, ti trasferiscono ed io non entro più” .. perciò ha capito, siamo rimasti davanti un secondo da soli e gli ho fatto capire come si doveva comportare … ma se poi l’è scordato perché…”.
Ma Antonello Nicosia guardava e puntava anche a pezzi più importanti di Cosa Nostra come Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro, detenuto a Tolmezzo al quale è riuscito a far visita sempre al seguito della Occhionero. Al cognato della Primula Rossa, Nicosia lo aveva rassicurato occupandosi del suo caso nel suo ruolo di assistente parlamentare. Nella seduta della Camera dei deputati del 7 marzo 2019, l’onorevole Occhionero, infatti, ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, nella quale venivano esposte la criticità strutturale del carcere di Tolmezzo. Una interrogazione che oggi pare proprio cucita addosso al boss Guttadauro e all’insaputa dell’onorevole.
Così come stava organizzando la visita a Vito Vincenzo Rallo, condannato in via definitiva perché capo della famiglia mafiosa di Marsala. Vito Vincenzo Rallo era detenuto a Voghera ma veniva di tanto in tanto trasferito a Trapani per i colloqui con i familiari. Nicosia era certo che si sarebbe potuto appartare in cella con il detenuto: “.. non è come la visita Radicale che siamo abituati a fare, la guardia vicino e chiudiamo la porta, non c’è problema capito… quando ti rompe i coglioni che sentono che … ti devono raccontare delle cose delicate, ci dici, scusi si può allontanare un attimo, quello… se ne va..”.
Infine, Nicosia progettava di far visita a Salvatore Di Gangi, altro personaggio di spicco della cosca locale di Sciacca e detenuto nel carcere di Parma. All’anziano di Gangi, la cui prima imputazione risale al 1993 quando ancora era considerato il rispettabilissimo direttore della Cassa di Risparmio di Sciacca, tornato in libertà soltanto nel 2010 dopo aver scontato quattordici anni di carcere, ma ritornato in cella nel luglio del 2017 per l’estorsione alla Laterizi Fauci e ancora coinvolto nella operazione “Montagna” del gennaio 2018 il cui provvedimento gli è stato notificato dietro le sbarre, proprio al boss saccense Nicosia programmava di far visita in futuro per chiedere l’autorizzazione, come in uso fra “uomini d’onore”, per compiere un’estorsione “… Io lo vado a trovare… io lo vado a trovare a quello io – diceva Antonello … con la deputata… ho l’incarico alla camera io ora… vado là a Parma e lo vado a trovare… lo vado a trovare… gli dico a posto…”.