Non si conoscono ancora i motivi del provvedimento che ha portato al nuovo arresto di Leo Sutera, il boss di Sambuca di Sicilia considerato il reggente della mafia agrigentina.
Il professore, così come viene chiamato perché fu insegnante all’istituto tecnico industriale “Majorana” di Palermo, 68 anni, emerge nelle cronache fra gli indagati di “Cupola”, operazione antimafia del 2002 e poi anche nel blitz “Nuova Cupola”, seguito della prima operazione del giugno del 2012, per cui Sutera riportò una condanna di 4 anni di reclusione per associazione mafiosa.
Da alcune intercettazioni ambientali, emergerebbe la volontà del capomafia agrigentino di voler lasciare Sambuca per trasferirsi all’estero.
Temeva, e lo avrebbe confidato ai suoi, una nuova pesante condanna che gli avrebbe riaperto le porte delle carceri.
Difeso dall’avvocato saccense Giovanni Vaccaro, aveva riottenuto indietro tutti i beni che gli erano stati sequestrati in questi anni, ma era in attesa del terzo grado di giudizio per l’aggravante di riciclaggio delle risorse economiche. Di conseguenza, la pena per lui avrebbe potuto anche essere aumentata o confermata ma non diminuita e pertanto, il boss avrebbe progettato l’ipotesi della fuga lontano da Sambuca e dal suo territorio. Figlio di Leonardo Sutera, ucciso nel marzo del 1985 nel suo podere sito tra Sambuca di Sicilia e Santa Margherita Belice.
Dal padre Sutera ereditò la vecchia amicizia con il padre di Matteo Messina Denaro divenendo poi lui stesso amico e solidale della Primula rossa. E intercettazioni ed appostamenti chiariscono anche che Sutera ha incontrato, almeno una volta, recentemente, Matteo Messina Denaro.
La Squadra Mobile di Palermo, agli ordini di Rodolfo Ruperti, e quella di Agrigento, guidata da Giovanni Minardi, nonchè personale dello Sco, hanno eseguito ieri il fermo a Sambuca di Sicilia poco prima dell’alba. L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Paolo Guido e condotta dai pm Claudio Camilleri, Alessia Sinatra e Geri Ferrara.