Era il 24 febbraio 2015, appena un anno fa, il consiglio comunale di Sciacca approvava il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la valorizzazione dei beni comuni urbani della città di Sciacca”
“È una svolta, su diversi fronti e a tanti livelli – così commentava la Consulta della Cultura all’indomani dell’approvazione – Da un lato si prende atto che Sciacca ha finalmente aperto le sue porte all’amministrazione condivisa, dall’altro si è reso disponibile uno strumento capace di liberare energie che attendono solo di trovare il modo di esprimersi compiutamente”. Da quell’insieme di regole, frutto della concertazione tra le varie associazioni che lo hanno proposto, fino ad oggi si è davvero attinto pochissimo. E nell’ultimo affidamento “sebbene temporaneo” di un bene comunale, la Casa Museo Scaglione alla cooperativa “Agorà”, nella predisposizione dello schema di convenzione, lo strumento regolamentare non viene neanche citato. A distanza di un anno, la sfilza di beni comuni che non vengono gestiti e pertanto, aperti al pubblico per come meritano, rimane un elenco lunghissimo. Beni talvolta di grande pregio architettonico come la chiesa della Raccomandata alla Perriera, anche se in questo caso le associazioni che si sono fatte avanti per la sua gestione, sono state più di una. Ma il Comune ha finora preferito lasciarla chiusa. E ancora il cosiddetto M.I.A, l’ex mercato ittico di Sciacca, affidato giusto il tempo delle scorse festività natalizie per qualche manifestazione culturale e poi rinchiuso in tutta fretta. E poi ci sono i beni ancora più corposi come il museo del Carnevale, il ribattezzato MUCAS, inaugurato e chiuso già all’indomani in attesa di un bando per il suo affidamento.
“Ci dispiace – commenta il portavoce della Consulta della Cultura, Matteo Accardi – che le nostre rimostranze verso la decisione del Comune di procedere all’affidamento all’Agorà rischia di far passare il messaggio che siano le lamentele di un gruppo di associazioni contro un altro, ma in realtà questa arbitraria scelte del Comune nonj tiene conto del percorso virtuoso che si era iniziato con il regolamento”.
(Nella foto, la Chiesa della Raccomandata, uno dei beni comunali chiusi e non fruibili al pubblico)