Da Agrigento a Sciacca, tutto il lavoro che sta svolgendo il Soprintendente ai Beni Culturali, Michele Benfari

“Il territorio Agrigentino deve molto della sua forte connotazione e qualità alla non comune diffusione di beni culturali. L’integrazione tra queste presenze e un paesaggio segnato anch’esso da quella forte stratificazione di eventi, segni, occasioni di memoria e testimonianze monumentali che hanno portato alla realizzazione di piccole realtà nei quali trova collocazione soltanto una piccola parte del vasto patrimonio artistico appartenente a chiese, palazzi, collezioni private, istituzioni pubbliche.

Oggi, anche per il lavoro svolto dai miei predecessori, ho avuto la certezza di assistere ad una inversione di tendenza, soprattutto per l’azione tenace di tutte delle sezioni specialistiche della Soprintendenza, costituita da eccellenti colleghi come Bernardo Agro’, Vincenzo Rinaldi, Antonio Fera, Nuccia Gullì, Tommaso Guagliardo che, coadiuvati da un staff di 250 tenaci e preparati tecnici,  hanno avuto modo di intessere con il territorio preziose relazioni e interscambi culturali, realizzando eventi, allestimenti, recuperi architettonici e dando avvio a esposizioni di qualificata levatura. Una provincia, quella agrigentina, additata dai media come il fanalino di coda d’Italia e d’Europa che ha pero’ un risvolto paradossale: un aspetto geografico non comune a moltissime regioni italiane, quello del riconoscimento UNESCO in vari siti tra cui il piu’ importante è quello della Valle dei Templi. Un territorio, tutto sommato abbastanza contenuto, che in un pugno di pochi chilometri pero’ raccoglie testimonianze storiche uniche al mondo a cominciare dalla vicina Gela (anche se appartenente alla provincia nissena, va ricordata perche fondatrice di Agragas) dove si trovano i resti del complesso delle Terme Ellenistiche (IV secolo a.C.), l’impianto termale più antico finora scoperto in Italia.  Licata, con il suo mirabolante Liberty e con un possibile ritrovamento di un teatro ellenistico è poi la notizia di questi mesi, giustificato dalla presenza di strutture artificiali indicate da indagini effettuate da esperti geologi con sonar georadar. Potrebbe trattarsi del teatro dell’antica città greca di Finziade, indicata nell’area cimiteriale come possibile sito per il teatro, tesi avvalorata sin dai primi studi dal compianto Assessore ai bca Sebastiano Tusa. E cosi via, passando dalla splendida Palma di Montechiaro con il suo Monastero delle Benedettine, il Calvario e i secentesco  Palazzo Ducale, dove a luglio si terrà una grande manifestazione di Alta Moda finanziata interamente da Dolce & Gabbana. E poi una infinità di luoghi interessati dalla bellezza; litorali, castelli, torri costiere e luoghi dell’anima che si affastellano lungo la costa arrivando fino a Menfi con le sue spiagge incontaminate, passando dalla villa romana di Durrueli a Realmonte ricca di spettacolari impianti musivi o ad Agrigento, dove a fine maggio potremo, dopo anni di abbandono, godere la bellezza    della Cripta di Santa Lucia e Saccajoli.  E poi ancora il Parco archeologico di Eraclea Minoa sul quale teatro è allo studio un importante progetto di recupero delle delicate  gradinate di marna bianca. Il paesino di Burgio, città demaniale, dove capeggiano il Castello e il bellissimo Museo della Ceramica nel complesso di Santa Maria il cui allestimento -riconosciuto di eccezionale fattura- è stato progettato dal collega Bernardo Agrò; Ribera con il suo castello di Poggio Diana dove tra qualche giorno andremo a verificare con gli archeologi specialisti alcuni cunicoli risalenti al XVI sec. venuti alla luce da ricerche di speleologi locali.

Caltabellotta con le sue splendide chiese quasi tutte restaurate dalla Soprintendenza negli anni ’90 e con gli innumerevoli siti archeologici ancora inesplorati.

E poi ancora Sciacca, la mia città, una città in attesa, quasi sospesa, da cui mi aspetto un vero “colpo di coda”, perchè come nel romanzo “A ciascuno il suo” di Leonardo Sciascia, bisogna mettere in chiaro responsabilità e volontà del “fare”. Ci eravamo quasi riusciti con l’instancabile   tenacia di Sebastiano Tusa…. e torno a parlare sino allo sfinimento del complesso di Santa Margherita i cui volumi sono stati individuati sin dagli anni ’90 come luoghi deputati a contenere le mirabolanti opere dell’ingegno umano, a Sciacca copiosissime. Una quantità infinita di Pale d’altare di Mariano e Tommaso Rossi, di Giovanni Portaluni, di Gaspare Testoni, di Michele Blasco di Giuseppe Tresca e di moltissimi minori, una incredibile ed unica al mondo collezione archeologica da acquisire subito al patrimonio della Regione, oggi detenuta dalla famiglia Veneroso che ne darebbe l’immediata disponibilità per la fruizione. La ceramica rinascimentale dispersa nei vari Musei della Sicilia e nella nostra scuola d’arte Bonachia. Il museo del mare troverebbe allocamento nelle sale del piano terreno con gli spettacolari cannoni i cui pezzi d’artiglieria rappresentano un unicum nella storia dell’archeologia subacquea. E poi ancora spazi dedicati allo studio dei testi antichi detenuti oggi nella biblioteca comunale e i cui locali non sono certamente consoni alla conservazione dell’immenso patrimonio librario della città. Luoghi dedicati al corallo saccense e alle suppellettili sacre spesso abbandonate nelle polverose sacrestie di chiese chiuse al culto.  Un patrimonio che va valorizzato e reso godibile perché la città non puo’ piu’ permettersi di vivere alla giornata, quando un enorme bacino di turisti e studiosi premono per conoscerne le bellezze. La politica e gli uomini di buona volontà devono, attraverso un disegno di legge apposito, far transitare il bene -oggi di proprietà dell’ASP di Agrigento- al Demanio della Regione. Solo così sarà possibile predisporre un progetto adeguato alle nuove tecnologie e metodologie innovativi. La Soprintendenza in pochi mesi sarà nelle condizioni attraverso i propri tecnici qualificati di redigere un progetto esecutivo e di chiedere il finanziamento al Dipartimento dei BC o alla Comunità Europea da sempre con proprie misure attuative, vicina alle istanze della cultura. Detto questo stiamo lavorando all’interno del progetto della mostra Croci dipinte a Sciacca dal XII al XV sec. Recupero e restauro, rappresentato dal restauro conservativo della Croce dipinta della Chiesa delle Giummare. A tal riguardo è stato ideato un approccio metodologico e di relazione con il pubblico totalmente nuovo. Percorsi scientifici e percorsi di fede e devozione, condivisi attraverso una serie di iniziative confluenti nell’orizzonte comune della conservazione e il restauro dei beni storico-artistici. Queste iniziative comprenderanno a breve l’apertura di due nuovi spazi museali, uno, nei locali appositamente riprogettati ed allestiti nel retro abside della chiesa Madre, un vero e proprio scrigno di coralli, ori argenti, pissidi e paramenti ecclesiastici mai visti sino ad oggi. Al Fazello, invece, d’intesa con l’Arcidiocesi di Agrigento, la Prefettura, il Provveditore agli Studi e il Comune, a breve sarà inaugurato un altro percorso espositivo dedicato alla ceramica medioevale comprendente anche  inediti manufatti di collezioni private esposti per la prima volta in uno spazio pubblico, mentre un’ala del Palazzo Fazello conterrà un Cristo sulla croce di pregevole fattura secentesca, una Madonna in marmo bianco di Carrara rappresentante l’Assunta e una appena restaurata tela inedita di un San Marco Evangelista, proveniente dalla chiesa di Santa Margherita. In ultimo, ma con l’opportunità innovativa di seguirne i vari steep del restauro, la consegna dei lavori -a fine giugno- degli interventi di consolidamento strutturale comprendenti anche Restauro gli apparati plastici decorativi della chiesa di Santa Margherita”.

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