Il venticinque aprile di due anni fa, un male incurabile si portava via il maestro Vincenzo Nucci, una perdita per la famiglia ma, anche per l’intera comunità saccense. Un amore immenso per questa città che l’artista mise sempre nelle sue opere. Oggi il figlio Fabio ha ricordato con un post su Facebook la scomparsa del padre: “Due anni senza te … ma vivo più che mai nei nostri cuori”.
Dell’opera artistica di questo pittore resta una produzione di altissimo livello conosciuta e apprezzata anche dalla critica.
Amico di altri colleghi e scrittori, Nucci ha esposto non solo in molte città italiane, ma anche all’estero.
Il suo minuscolo studio sopra il porto di Sciacca e la luce tipica dei suoi quadri, è la più grande eredità di un uomo descritto dai modi pacati ed eleganti. Grandissimo amico dello scrittore Stefano Malatesta che così dopo qualche giorno la sua scomparsa così racconta in un passaggio di un articolo su “La Repubblica” che vi proponiamo del pittore e dell’uomo: “Credo che Enzo fosse l’uomo più amato di Sciacca perché tutti intuivano che sotto l’estrema gentilezza dei modi non ci fosse solo una forma astratta di eleganza ma un sentimento profondo che lo spingeva a interessarsi concretamente e non solo a parole agli altri. In questo senso, Enzo è stato un uomo molto religioso. Perché che cosa è la religione se non la capacità di aiutare gli altri in profondità, condividendone pene e affetti?
Era conosciuto come il “pittore delle palme”, un soprannome che mi dava molto fastidio perché riduceva tutta la sua opera a una pittura di genere, ripetitiva e provinciale. Ma in Sicilia il mercato dell’arte è modesto e quando si trova un filone che piace al pubblico è difficile abbandonarlo, perché la prospettiva è quella di non vendere nemmeno un quadro. Dipingeva tutte le sue tele nel suo splendido studio, con un occhio verso la tela posata sul cavalletto e l’altro che vagava sui tetti del porto e sui moli. Ma per quanto il tema fosse unico, riusciva sempre a non copiare il quadro precedente e a non ripetersi”.