Ci sarebbe un giro di tangenti alla base dell’indagine che avrebbe fatto scattare l’inchiesta su Girgenti Acque, indagini scattate dopo le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, l’architetto Giuseppe Tuzzolino. Dalle parole di Tuzzolino, il via alle intercettazioni degli inquirenti che avrebbero portato dei risultati positivi, ma non sul fronte della dimostrazione delle finalità mafiose delle varie attività di Marco Campione, il presidente di Girgenti Acque, così l’indagine è stata trasmessa, dal procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Guido, e dal pm Gery Ferrara, con un troncone di atti al procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, e ai sostituti Salvatore Vella, Paola Vetro e Alessandra Russo che hanno firmato i provvedimenti che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 72 persone, molti nomi di spicco da autorità istituzionali a politici e professionisti.
Per poter svolgere i propri affari, Girgenti Acque, ma anche società ad essa collegate, come la Hydortecne, coinvolta nell’inchiesta con il suo amministratore Pietro Arnone, finito nella lista degli indagati, avrebbe avuto comunque bisogno di ottenere la necessaria documentazione che ne attestasse la comprovata regolarità delle sua attività, attestazioni che sarebbero state ottenute in cambio di favori vari per chi si attivava a disposizione del fine della società: si andava dalle assunzioni per i familiari, ma anche a pacchetti di voti per i politici e talvolta, denaro.