Agrigento

Consulta di Aica chiede la rimozione dei sindaci: “E’ colpa loro il disastro del gestore”

Non ha dubbi il presidente della Consulta di Aica Alvise Gangarossa che a poche ore dalla urgente riunione della vigilia d Ferragosto convocata dal Prefetto, ha messo nero su bianco la richiesta di rimozione dei sindaci in quanto ritenuti incompetenti rispetto la situazione venutasi a creare.

Secondo Gangarossa, sono incompetenti anche le strutture che vedono un loro impegno come l’Ati e l’assemblea di Aica.

“Qualche buontempone – scrive Gangarossa- vorrebbe approfittarne per colpire Aica, il gestore paralizzato dai sindaci piuttosto che i sindaci stessi, responsabili politici del disastro”.

Della Consulta Aica fanno parte le associazioni Agrigento punto e a capo, Titano, A testa alta, centro studi De Gasperi, Codacons di Agrigento, comitato civico Cantavenera, Ethikos Aps e Konsumer-Agrigento.

-“La mole di interventi – si legge ancora – suggeriti dalla Consulta per rispondere a una strutturale carenza di approvvigionamento idrico, già dalla nascita del nuovo gestore, è stata per lungo tempo ed è ancora ignorata e più passa il tempo, più Aica affonda sia dal punto di vista patrimoniale che infrastrutturale ed economico-finanziario. Basti pensare che vengono accumulati ritardi su ritardi nel presentare i fondamentali documenti di programmazione, che gli interventi di ristrutturazione e adeguamento di reti e impianti non sono stati effettuati nonostante siano previstte in tariffa delle apposite voci pagate dai cittadini con la bolletta. Non vi è quel controllo aziendale richiamato dai revisori dei conti nelle loro relazioni ai bilanci del gestore, non viene notificato a quanto ammonta il prelievo di acqua da Siciliacque e come la risorsa idrica venga ripartita tra utenti dello stesso ambito (per i quali si aggrava ulteriormente la già insopportabile disparità di trattamento). In questo contesto quell’apporto fondamentale, di indirizzo, controllo e supporto da parte dell’Ati e dei Comuni è fortemente insufficiente”. Basti pensare che vengono accumulati ritardi su ritardi nel presentare i fondamentali documenti di programmazione, che gli interventi di ristrutturazione e adeguamento di reti e impianti non sono stati effettuati nonostante siano previste – aggiunge – in tariffa delle apposite voci pagate dai cittadini con la bolletta. Non vi è quel controllo aziendale richiamato dai revisori dei conti nelle loro relazioni ai bilanci del gestore, non viene notificato a quanto ammonta il prelievo di acqua da Siciliacque e come la risorsa idrica venga ripartita tra utenti dello stesso ambito”.

“Si consideri altresì – scrive Gangarossa – che vi sono serie responsabilità dei sindaci per i mancati pagamenti delle utenze dei locali e dei servizi comunali (da non confondere con le utenze private dei cittadini che pagano ciascuno per proprio conto) verso Aica che hanno creato danno alla stessa Aica. Trattasi di circa nove milioni rilevati dai vertici amministrativi di AICA e sai documenti pubblici. In particolare descriviamo i valori al 31.12.2023 che si sono ad oggi incrementati. Agrigento e Palma di Montechiaro si attestano ciascuno su 1.200.000 euro. Canicattì supera 800 mila euro. Sciacca e Licata superano i 700 mila euro. Favara e Raffadali i 400 mila euro. Porto Empedocle e Ravanusa i 200 mila euro e poi a seguire tutti gli altri comuni nell’ordine di 100/70 mila euro. Non ci sono assunzioni di responsabilità dei sindaci dei comuni nel voler corrispondere ad Aica le somme dovute. Quindi, stanno danneggiando l’Azienda Pubblica e il patrimonio del Demanio pubblico”.

ll presidente della Consulta, pertanto, chiede infine l’attivazione dei poteri sostitutivi e la valutazione della decadenza dei sindaci che hanno deliberatamente ostacolato le disposizioni normative provocando incalcolabili danni di ordine economico, societario, finanziario, sociale e ambientale pagato a caro prezzo dalla collettivita’ con l’esplosione della crisi idrica. Gangarossa propone l’insediamento di una struttura di coordinamento unica, partecipata anche dalla Protezione civile , con i poteri necessari a risolvere la crisi nel minor tempo possibile a partire dal reinveniment delle risorse idriche, presenti e abbondanti sul territorio, ma non adeguatamentevsfruttate.

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