Il “danno d’immagine” dell’Asp non era un’invenzione. Esiste davvero. Lo afferma la Corte dei Conti, che oggi ha condannato l’ex direttore amministrativo Armando Savarino (padre dell’ex parlamentare all’ARS Giusy, che è tornata in lizza con la candidatura nella lista Diventerà Bellissima, a risarcire l’erario per una vicenda che risale alle elezioni del 2001 e del 2006. Secondo la corte Armando Savarino «aveva operato in violazione dei principi di correttezza ed imparzialità, come emerso dalle risultanze del processo penale, promettendo, ai soggetti che a lui si rivolgevano, la formazione di una graduatoria a loro favore in cambio di voti per l’elezione della figlia» e per questo motivo è stato condannato dalla corte d’appello nel 2014 con l’accusa di tentato abuso di ufficio e voto di scambio. La graduatoria in questione, poi accantonata secondo la corte «per motivi indipendenti dalla volontà» di Savarino, era quella per la mobilità degli infermieri e la notizia, ovviamente, finì su tutti i giornali. Per i magistrati contabili «la notizia del concorso truccato in cambio di favori ha fatto vacillare la fiducia riposta dai consociati nel corretto e imparziale funzionamento dell’apparato burocratico dell’ente di appartenenza, con implicazioni relative anche all’assetto politico della Regione, attestando una gravissima violazione delle regole poste a tutela di un governo democratico».
Danno d’immagine all’Asp per un concorso truccato: condannato dalla Corte dei conti il padre di Giusy Savarino
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