Operazione antimafia nell’Agrigentino e sgominato anche un vasto traffico di droga in provincia. Si tratta della secondo capitolo dell’operazione che poche settimane fa, aveva fatto luce sulla riorganizzazione delle famiglie mafiose di Villaseta e Agrigento.
L’operazione
I carabinieri del Nucleo Investigativo di Agrigento con il supporto dei colleghi del Comando Provinciale di Caltanissetta, hanno eseguito altri 19 arresti all’alba di oggi. Il provvedimento è stato firmato dal gip del tribunale di Palermo, Antonella Consiglio, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
In tutto sono 51 gli indagati, molti dei quali già presenti nella precedente operazione. Ai 24 fermi eseguiti quattro settimane fa si aggiungono altre misure cautelari: 36 in carcere e 15 ai domiciliari.
Anche il provvedimento di oggi trae origine dalle attività d’indagini svolte dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo Carabinieri di Agrigento e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, dal mese di dicembre 2021 a tutt’oggi, aventi ad oggetto la ricostruzione dell’organigramma e delle attività criminali delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e di Agrigento/Villaseta, con a capo rispettivamente Fabrizio Messina, pregiudicato di 49 anni, e Pietro Capraro, pregiudicato 39 anni.
Le indagini
L’operazione di oggi, dimostra che, pur essendo stata sensibilmente intaccata nel corso degli anni da varie operazioni, “Cosa Nostra” agrigentina è tutt’oggi pienamente operante, dotata di ingenti disponibilità economiche e di numerose armi, per di più in un contesto caratterizzato da una instabilità degli equilibri mafiosi faticosamente raggiunti nel tempo, cui si aggiungono i sempre più pericolosi, persistenti e documentati collegamenti tra gli associati ristretti all’interno del circuito carcerario e gli ambienti criminali esterni.
È stato riscontrato, infatti, un sistematico utilizzo di apparecchi telefonici da parte degli uomini d’onore, o di soggetti contigui al sodalizio, durante i rispettivi periodi di detenzione, lasciandone in tal modo inalterate le capacità di comando e consentendo loro di mantenere i contatti con i correi in libertà e di impartire ordini e direttive.
Gli associati, e’ emerso nel corso delle indagini, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall’appartenere all’organizzazione mafiosa, hanno costretto l’amministratore di una società aggiudicataria dei lavori di raccolta e di trasporto di rifiuti nel Comune di Agrigento, ad assumere quali operai almeno cinque persone a loro legate per vincoli familiari o comunque di loro fiducia mentre il legale rappresentante di una società di carburanti, e’ stato costretto ad interrompere il rapporto lavorativo con un dipendente e sostituirlo con un’altra persona a loro gradita.
Inoltre, hanno dato fuoco, al fine di danneggiarli, a due autocarri intestati a una ditta di costruzioni.
E ancora hanno costretto l’amministratore della società aggiudicataria dei lavori di riqualificazione della Piazza della Concordia del quartiere di Villaseta, ad assumere quale operaio una persona a loro gradita e perfino, la ditta aggiudicataria in subappalto degli stessi lavori, sono stati costretti ad assumere operai a loro graditi.
E’ stata effettuata una rapina presso il distributore DB di Villaseta, durante la quale si sono impossessati della somma di 400 euro che sottraevano al dipendente utilizzando violenza e minaccia mentre il titolare di un bar di Agrigento ed i suoi dipendenti sono stati costretti ad erogare loro cibi e bevande senza pagarne il corrispettivo e mediante ripetuti atti di violenza e minacce esplicite, il titolare di un esercizio commerciale di Agrigento ha corrisposto loro mensilmente la somma di 1.000 euro.
Fuoco ancora ad un furgone intestato ad una rivendita di bevande di Porto Empedocle che era stata oggetto prima anche diversi colpi d’arma da fuoco alla saracinesca. Diversi colpi di arma da fuoco pure contro la porta d’ingresso dell’abitazione di un uomo di Agrigento, resosi colpevole di aver avuto un litigio con il figlio di uno dei sodali.
Il traffico di droga
Gli esponenti di vertice delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e Agrigento-Villaseta hanno promosso due ulteriori distinte associazioni dedite al traffico di sostanza stupefacente che hanno acquisito in piena sinergia tra loro, per avere di fatto il monopolio del redditizio settore criminale nella provincia di Agrigento.
Entrambi i sodalizi criminali hanno, peraltro, dimostrato di possedere una non comune capacità di approvvigionamento mediante l’attivazione di contatti e rapporti commerciali non solo con i gruppi criminali delle altre province siciliane ma anche con altri gruppi sia nazionali che esteri (Belgio, Germania e Stati Uniti).
Numerosissimi sono stati i trasporti di ingente sostanza stupefacente e la sua relativa cessione a terzi al fine di essere ulteriormente rivenduta al dettaglio.
Nel corso dell’indagine, infatti, sono stati sequestrati oltre 100 kg di hashish, oltre 6 kg di cocaina e, lo scorso mese di novembre, anche la somma in contanti di 120.000 euro contenuta in cinque pacchi sottovuoto occultati all’interno di un’autovettura.
Possibile “guerra di mafia”
Dalle ultime e più recenti indagini, e’ stata registrata un’improvvisa e allarmante recrudescenza di gravi atti intimidatori realizzati anche mediante l’utilizzo di armi, probabilmente dovuta sia all’imposizione del rispetto della “competenza” territoriale sia ai tentativi di osteggiare l’egemonia del gruppo mafioso allo stato al vertice della famiglia di Agrigento-Villaseta.
Si e’ profilato pertanto, il concreto rischio che potesse verificarsi un crescendo di azioni intimidatorie che avrebbe potuto portare alla commissione di reati ancora più gravi, ovvero quella che gli stessi indagati definiscono una vera e propria “guerra” di mafia, alla quale lo scorso mese di dicembre è stato posto un freno con l’esecuzione di un provvedimento di fermo di indiziati di delitto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, in forza del quale sono state associate in carcere 24 persone ed effettuate numerose perquisizioni sia nell’immediatezza che nei giorni successivi che hanno permesso di rinvenire e sequestrare, tra le altre cose, un arsenale composto da numerose armi e munizioni anche da guerra, tra cui una bomba a mano e una pistola mitragliatrice calibro 9 e una somma in contanti di 80.000 euro.