Dopo due tentativi sfortunati, la Città dei Templi centra l’obiettivo perseguito da tempo di diventare in Italia Capitale della Cultura fra due anni. Il dossier questa volta ha convinto la commissione esaminatrice. I progetti presentati per questa occasione probabilmente, rispetto ai due precedenti, hanno avuto il merito di riguardare anche altri luoghi del territorio agrigentino ricchi di suggestioni di vario genere. L’offerta che il dossier agrigentino lancia all’attenzione del Paese spazia tra storia e natura, presentando un angolo della Sicilia e del Mediterraneo dove l’uomo incontra bellezze naturali e secolari beni culturali di varie epoche, stili, provocazioni.
Innanzitutto gli Agrigentini, come di rileva leggendo le reazioni di tanti cittadini sui social, sono consapevoli del fatto che però adesso si tratta di dimostrare all’Italia tutta che la città merita la fiducia che le viene data. Si tratta infatti di un evento epocale per Agrigento perché è certamente la prima volta da diversi decenni che l’Italia, per tramite del ministero alla Cultura, mostra di avere fiducia verso una città della Sicilia che da troppo tempo certamente non brilla per qualità della vita e che purtroppo molto spesso si trova al centro di scandali e pessimi esempi per svariate ragioni.
Le carenze della città sono molte e gravi e sarà particolarmente difficile portare alla normalità un capoluogo che si sveglia ogni giorno con i medesimi problemi che deludono i suoi cittadini: scarsa pulizia delle strade, del lido, del mare; mancanza di parcheggi, strutture abbandonate o incompiute, servizi di ogni genere carenti, insufficienti, farraginosi; pericoli di crolli nel centro storico; difficoltà in alcune zone di approvvigionamento idrico; scarsa illuminazione in alcune zone; sistema dei bus urbani da rivedere; collegamenti difficili con le altre province siciliane; zero prospettive occupazionali e crescente emigrazione, specie giovanile…e il nostro l’elenco dei mali di Agrigento è appena cominciato. L’amministrazione che oggi vince la sfida per il 2025 è chiamata a rendere normale in un anno e mezzo una città che da tempo ha perso la speranza che qualcuno risolva almeno i problemi considerati vitali per una quotidianità rispettosa dei diritti dei cittadini.
Ma in queste ore non è tempo di pessimismo ad Agrigento. Anche chi nei mesi passati aveva la certezza che la commissione avrebbe più considerato il bicchiere mezzo vuoto che presenta la città a causa dei suoi disservizi, piuttosto che la bellezza della Valle dei Templi e i 2600 anni di storia e di cultura agrigentina; anche chi è stato sino a ieri pessimista, oggi riscopre l’orgoglio campanilistico e spera nel miracolo (perché di miracolo di si tratta) atteso da tante generazioni: tornare a poter dire come Pindaro che “Agrigento è la più bella città dei mortali”. O almeno una delle più carine. Insomma qualcosa di molto meglio di quanto non sia oggi.
Seguiremo per i nostri lettori da oggi come Agrigento saprà risollevare le sue sorti o sprecare questa fortuna.
Elio Di Bella