“Occorre prepararsi a ragionare su come affrontare il “dopo Girgenti acque”: è quanto affermano in una nota congiunta il segretario provinciale della Cgil,Massimo Raso e Ilenia Capodici, presidente di Federconsumatori.
“Non ci basta più – proseguono – solo parlare di rescissione, occorre praticarla! Ma occorre, al tempo stesso, cominciare a comprendere in che modo e con che costi sia possibile oltre che auspicabile un ritorno alla sua gestione pubblica ed in modo economicamente vantaggioso e trasparente”.
Capodici e Raso analizzano non solo le ultime vicende giudiziarie che hanno riguardato la Girgenti Acque, ma anche l’ultima presa di posizione dei lavoratori con la loro vertenza contro la società che definiscono “coraggiosa” e verso la quale esprimono la loro solidarietà.
“Cosa deve succedere ancora – si chiedono – per chiedere la rescissione del contratto?
Queste ed altre vicende giudiziarie sommate alla “mala gestio” di questi anni da parte del gestore idrico, dai distacchi per morosità, ai distacchi fognari, alle continue perdite idriche in svariati quartieri della città, allungamento dei turni di distribuzione, inquinamento dell’acqua ad uso potabile, dovrebbero allarmare i Sindaci”.
Sono proprio i primi cittadini i chiamati in causa dalla nota di Cgil e Federconsumatori. Una soluzione, secondo Raso e Capodici, ci sarebbe. Basterebbe una semplice revoca contrattuale attuabile da ogni sindaco per togliere la gestione idrica al gestore privato. Mentre i due annotano “con amarezza, l’incapacità dell’ATI ad esercitare il controllo sulla gestione del servizio idrico integrato. E’ dal suo insediamento infatti, che stiamo attendendo che l’Avvocato, un “luminare palermitano”, si pronunci in merito ad una eventuale ipotesi di rescissione contrattuale, divenuta ormai, soltanto un tormentone valido per tutti, e per tutte le stagioni. Un aiuto insperato arriva dall’Autorità di Garanzia (l’ex Aeegsi, oggi ARERA) che è intervenuta pesantemente ponendo dei paletti per una corretta gestione del servizio idrico integrato . Dal combinato disposto di due articolazioni di due sue delibere (l’art 9.6 della delibera 918/2017 e l’art. 24 della delibera 917/2017) si dispone, infatti, che adesso si individuano dei pre-requisiti rispetto alla regolazione della qualità tecnica e sotto il quale il gestore viene considerato totalmente inefficiente. Questi pre-requisiti attengono:
• La qualità dell’acqua;
• La continuità del servizio;
• Adeguato sistema di misurazione;
• L’assenza di condanne dalla Corte Europea in materia di depurazione, (noi abbiamo 12 depuratori sequestrati e due condanne dalla comunità europea…)
“Sulla base di tali pre-requisiti – conclude la nota – vi sono due fattori il primo è una tariffazione d’ufficio con una riduzione del 10% nel senso che l’ente governo dell’ambito giudica il soggetto gestore incapace a gestire, e quindi d’ufficio si applica la tariffa ridotta del 10% (parliamo di circa mezzo milione di euro in meno di ricavi). L’altra prevede invece la non applicazione della decurtazione tariffaria del 10%, ma con un impegno sottoscritto e vincolante del soggetto gestore ad eliminare le criticità previste dai pre-requisiti entro un termine massimo triennale. Diversamente allo scadere dei tre anni ti ritroverai con una decurtazione della tariffa del 30%”.
Insomma, si esorta nel finale: “Vi è materia per scrivere la parola FINE su questa gestione”.