Nel 2025, l’INPS conferma le regole sulla pensione di reversibilità, ma una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito quando anche l’ex coniuge divorziato ha diritto a una quota. Scopri chi può riceverla, a quali condizioni e come viene calcolato l’importo.
La pensione di reversibilità è un trattamento economico riconosciuto ai familiari superstiti di un pensionato (o di un lavoratore deceduto iscritto all’INPS). L’importo dipende dal legame di parentela con il defunto:
Le percentuali restano invariate anche per il 2025.
Secondo l’ordinanza n. 5839/2025 della Cassazione, l’ex coniuge divorziato può ricevere una quota della pensione di reversibilità del defunto se sono rispettate due condizioni:
Se manca anche uno solo di questi requisiti, l’ex coniuge perde il diritto alla reversibilità.
Quando l’ex coniuge e il coniuge superstite soddisfano entrambi i requisiti, il giudice stabilisce la suddivisione della pensione. Non esiste una divisione automatica o una percentuale fissa: si tratta di una valutazione caso per caso, secondo criteri ben precisi:
Il giudice può attribuire una quota anche superiore all’importo dell’assegno divorzile, se giustificato dalla situazione economica e familiare. La decisione, inoltre, ha valore retroattivo, con decorrenza dalla data del decesso del pensionato.
La Corte ha ribadito che la pensione di reversibilità deve rispondere a una logica solidaristica, volta a compensare la perdita del sostegno economico garantito in vita dal defunto. Anche l’ex coniuge può beneficiarne, purché ricorrano le condizioni previste dalla legge.