Chi vince al gioco mentre è sposato in regime di comunione dei beni potrebbe non poter godere da solo dell’intero importo vinto. A stabilirlo è la Corte di Cassazione, che ha chiarito come le vincite ottenute durante il matrimonio rientrino nel patrimonio comune dei coniugi. Vediamo cosa prevede la legge e quali sono le conseguenze pratiche.
Immagina di essere sposato e vincere una somma importante al SuperEnalotto. Come nel caso di Guido, che ha depositato l’importo sul suo conto personale, la tentazione di considerare la somma come esclusivamente propria è forte. Tuttavia, la moglie Anna, in procinto di chiedere il divorzio, ha rivendicato il 50% della vincita, facendo leva sul regime patrimoniale di comunione dei beni.
L’articolo 179 del Codice Civile elenca i beni esclusi dalla comunione legale, ma non include le vincite al gioco. Questo significa che, secondo la normativa vigente, una somma vinta durante il matrimonio deve essere considerata parte del patrimonio comune. La Corte di Cassazione ha confermato più volte questo principio, estendendo la regola anche alle vincite ottenute con denaro personale di uno solo dei coniugi.
Se la vincita avviene dopo il divorzio, non rientra più nella comunione, ma può incidere sugli accordi economici tra ex coniugi:
La giurisprudenza non è univoca sul punto. Alcune sentenze considerano le vincite occasionali rilevanti ai fini del mantenimento, altre le escludono in quanto eventi imprevedibili e non strutturali.
In sintesi, se sei sposato in regime di comunione dei beni e vinci al gioco, la somma è da considerarsi comune. Solo dopo il divorzio, la vincita diventa esclusiva, ma può comunque influenzare le condizioni economiche tra gli ex coniugi. Il consiglio? In caso di dubbi, meglio rivolgersi a un legale per tutelare i propri diritti.