Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha fatto visita al presidente dello Stato di Israele Herzog e il premier Naftali Bennett. Dopodomani il premier volerà a Kiev insieme a Scholz e Macron. La visita di Draghi a Gerusalemme ha due motivi: il primo è cercare un accordo per il gas israeliano attraverso il gasdotto della pace che collega lo stato ebraico all’Egitto tramite rigassificatori. Il secondo è più strategico e riguarda la raccolta informazioni di cui Israele è in possesso in vista del suo viaggio a Kiev.
Israele pur condannando l’aggressione di Mosca ha conservato buoni rapporti con il Cremlino ed è capace di interloquire sia con i russi che con gli ucraini allo stesso modo. Per questo, Gerusalemme è in possesso di informazioni sensibili e necessarie e soprattutto utili per i tre paesi europei a Kiev.
Lo stesso premier Naftali Bennett ha un rapporto personale con Vladimir Putin e il colloquio di Draghi con il premier israeliano è fondamentale in questo senso. Se i russi, da quanto si apprende, dovessero conquistare il Donbass, i primi negoziati potrebbero arrivare anche a stretto giro. Questo è quanto arriva da Gerusalemme che vanta un rapporto con Mosca che nessuno ha (conservato) in Europa.
Israele è equidistante da Kiev e da Mosca come la Turchia e il rafforzamento dei rapporti di Roma con lo stato ebraico sono finalizzati ad agganciarsi a questi paesi per avere accesso agevolato a informazioni strategiche. Per questo Israele ha un ruolo strategico in questa guerra, proprio come la Turchia che si è offerta da mediatore tra i due paesi belligeranti.
Nel suo viaggio a Gerusalemme Draghi non ha perso l’occasione di visitare la sinagoga italiana condannando l’uso politico dell’odio con fermezze, ora più che mai. Il premier batte su valori come il rispetto reciproco e la tolleranza verso qualsiasi popolo e religione attaccando ogni discriminazione.