Il conflitto in Ucraina sta delineando un complesso gioco geopolitico tra le parti. La Cina che sin dall’inizio dell’aggressione russa ha sempre assunto una posizione ambigua, ora sembra abbia deciso la sua linea di competenza: ovvero l’Asia.
Pechino ha scelto di non condannare Putin ma ha cercato di porsi nei confronti dell’Occidente come ruolo di mediatore. Xi Jinping è da sempre molto vicino a Putin e con lui condivide la volontà di arginare l’espansione dell’Occidente e sovvertire l’ordine mondiale dominato dagli Usa.
Ospitando il vertice sull’Afghanistan insieme con i paesi confinanti con lo stato dominato dai taliban si è cucito un ruolo di mediatore e garante dell’Asia. In un ipotetico scontro con l’Occidente come escalation della guerra in Ucraina, la Cina molto probabilmente si porrebbe al fianco di Mosca e sta tentando di portare dalla sua parte tutta l’Asia centrale e orientale per frenare il predominio occidentale capitalista.
Per Xi Jinping la guerra è un’occasione di ristabilire l’ordine mondiale e sovvertire i ruoli. Ora la Cina si è stancata delle accuse dell’Occidente e minaccia la Nato. Pechino ha esortato l’alleanza atlantica ad “astenersi dal tentativo di destabilizzare l’Asia o il mondo in generale”. Un ultimatum che sembra un po’ la volontà di tenere la Nato fuori dall’Asia.
La Cina si è detta stanca di subire continue accuse di essere artefice di sfidare e minare le democrazie, “fortemente insoddisfatta e risolutamente contraria alle recenti accuse infondate e agli attacchi diffamatori” in riferimento alle accuse della Nato e degli Usa sull’aiuto militare sottobanco che Pechino starebbe fornendo all’esercito di Mosca. La Cina ha intimato la Nato dicendo di smettere “di diffondere osservazioni false e provocatorie” e abbandonare “il suo approccio conflittuale di tracciare linee basate sull’ideologia”.
Una esplicita insofferenza da parte di Pechino nei confronti dell’alleanza che non ha celato nemmeno nei confronti degli Usa. Un punto in comune con il Cremlino e la sua linea politica. Un altro passo contro l’Occidente arriva dall’invio delle armi in Serbia.
I sei cargo arrivati all’aeroporto di Belgrado pieni di armi dalla Cina fanno parte di un normale accordo commerciale tra Serbia e Cina. La metà degli armamenti del paese vengono dalla Cina, l’altra metà dalla Russia. Anche se si tratta di un’operazione commerciale la tempistica solleva molti dubbi e preoccupazioni per l’Europa.
La neo rielezione del sovranista Vucic, amico di Putin, fa tremare l’Unione europea. Le spinte anti-europeiste del paese balcanico sono un pericolo nel cuore dell’Europa per la stabilità dell’Unione, soprattutto se i rapporti di Belgrado si fanno sempre più fitti con Mosca e con Pechino.