Call center, Assocontact “Preoccupa decisione ministero sul settore Bpo”

ROMA (ITALPRESS) – Le associazioni datoriali del settore BPO (Business Process Outsourcing), Call e Contact Center esprimono in una nota “forte preoccupazione” sul parere espresso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali nell’ambito del Tavolo nazionale sulle telecomunicazioni svoltosi oggi presso il MIMIT. In particolare – a seguito della richiesta avanzata dalle segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni circa il contratto di riferimento da applicare al mondo dei call e contact center – il Ministero del lavoro “ha confermato con una nota che il CCNL da applicare per il mondo dei servizi alla clientela sarebbe quello delle TLC, per altro scaduto da quasi 30 mesi”.
“La dichiarazione emersa oggi al Tavolo Telecomunicazioni MIMIT/MIN. LAVORO desta preoccupazione, perchè disattende i principi costituzionali e in particolare l’art. 39 della Costituzione – ha dichiarato Lelio Borgherese, Presidente di Assocontact – E’ importante ricordare che la normativa vigente – nel pubblico come nel privato – stabilisce già con chiarezza i criteri per individuare i contratti collettivi comparativamente più rappresentativi nei settori, rendendo superflui ulteriori interventi”.
“Per i servizi alla clientela in outsourcing, i contratti corretti sono quelli del commercio e dei servizi e tra questi quello specifico del BPO, sottoscritto a dicembre 2024 e depositato al CNEL con codice H641 – ha aggiunto -. Il settore del BPO è un settore diverso e distinto dalle telecomunicazioni per le quali opera, così come per altre decine di settori industriali, quali le utilities, le banche, le assicurazioni e la Pubblica Amministrazione. Le affermazioni del Ministro del Lavoro infine sono paradossali, perchè qualora si dovesse adottare in maniera universale il CCNL TLC, oggi i lavoratori delle aziende che hanno sottoscritto il contratto BPO sarebbero pagati di meno. Il CCNL BPO, specifico per il mondo degli outsourcer, garantisce infatti retribuzioni dirette e indirette più alte del contratto TLC”.
“Restano infine irrisolti i problemi strutturali del settore, legati più al costante calo dei volumi di attività che alla contrattazione collettiva, con esuberi e richieste di ammortizzatori sociali in ogni dove. Serve una riforma della struttura degli appalti di customer care e il superamento della logica a ‘cottimò, per uscire dalla crisi. Per questo sosteniamo la proposta di legge di riordino del settore, a prima firma On. Longi, e ne chiediamo l’approvazione immediata”.
“Assocontact resta come sempre disponibile al confronto – conclude Borgherese – ma invita il Ministero a rispettare i principi della rappresentanza, della contrattazione collettiva e ad evitare affermazioni in contrasto con la normativa vigente”.

– foto ufficio stampa Assocontact –
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Dl Bollette, Meloni “Contro il caro energia non ci fermiamo qui”

ROMA (ITALPRESS) –Con l’approvazione definitiva al Senato del Decreto Bollette, il Governo mette in campo misure concrete per sostenere famiglie e imprese di fronte al caro energia. Lo facciamo attraverso un investimento di circa 3 miliardi, destinato ad alleggerire le bollette, promuovere l’efficienza energetica, tutelare i più vulnerabili e chi produce”. Così su X il premier Giorgia Meloni.

“In particolare, per le famiglie con un Isee fino a 25mila euro, prevediamo un contributo straordinario di 200 euro. Per le famiglie con redditi più bassi che già percepiscono il bonus bollette, si tratta di un contributo aggiuntivo, con il beneficio complessivo che può raggiungere i 500 euro – conclude il presidente del Consiglio -. Non ci fermeremo qui: continueremo a lavorare con serietà e determinazione per contrastare il caro energia e aiutare chi ha bisogno”.

– Foto IPA Agency –

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A Pupi Avati il David di Donatello alla Carriera

ROMA (ITALPRESS) – Il regista Pupi Avati riceverà il Premio alla Carriera nel corso della 70^ edizione dei Premi David di Donatello. Il riconoscimento sarà assegnato mercoledì 7 maggio nell’ambito della cerimonia di premiazione in diretta, in prima serata su Rai 1, dagli studi di Cinecittà e trasmessa in 4K (sul canale Rai4K, numero 210 di Tivùsat). La conduzione dell’edizione 2025 è affidata a Elena Sofia Ricci e Mika. La serata sarà in diretta anche su Rai Radio2 – con la conduzione di Carolina Di Domenico – e sarà disponibile sulla piattaforma di RaiPlay.

“L’Accademia del Cinema Italiano è onorata di consegnare il David alla Carriera a Pupi Avati, talento poliedrico di regista, scrittore, sceneggiatore, musicista e produttore, in coppia inossidabile con il fratello Antonio – ha dichiarato la Presidente e Direttrice Artistica, Piera DetassisGrande autore e affabulatore, ha raccontato il tempo perduto della provincia, con le sue pigrizie, le ferocie e gli spaventi, il soffio spaventoso dei mostri immaginati da ragazzo nelle campagne, ma anche la voglia di riscatto e lo slancio nell’inseguire i propri sogni. Creatore indiscusso del gotico padano con La casa delle finestre che ridono fino ai recenti Il signor Diavolo e L’orto americano, Avati si immerge con incanto e magia nell’autobiografia emiliana e scava a tocchi leggeri, mai appariscenti, nell’inconscio piccolo borghese e rurale, traendo segnali di umanità dalle vite grigie, redente dalla poesia e dalla speranza, in un racconto a mosaico, collettivo, d’amicizia e famigliare, come avviene nei suoi tanti capolavori. La sua speciale grazia d’autore tocca gli attori, esaltati in ruoli spesso sorprendenti, da Lino Capolicchio a Carlo Delle Piane, da Gianni Cavina a Silvio Orlando, da Diego Abatantuono a Renato Pozzetto, da Neri Marcorè ad Alba Rohrwacher ed Elena Sofia Ricci, fino a comporre una geografia di volti e umanità diversa, alla scoperta di un’Italia poetica e lontana dalle luci della ribalta”.

Tra i riconoscimenti già annunciati della 70^ edizione dei Premi David di Donatello, il David Speciale a Ornella Muti, il David dello Spettatore a Diamanti di Ferzan Ozpetek e il David come Miglior Film Internazionale ad Anora di Sean Baker.

-foto ufficio stampa Pupi Avati –

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25 aprile, Fontana “Riaffermare con orgoglio origini nostra democrazia”

ROMA (ITALPRESS) – “Il 25 aprile 1945 il popolo italiano riconquistava la propria libertà dopo oltre vent’anni di dittatura fascista e il dramma della guerra e dell’occupazione tedesca. In uno dei momenti più difficili della storia del nostro Paese, quando ogni speranza sembrava ormai perduta, donne e uomini, giovani e anziani, militari e civili, offrirono un generoso contributo nella lotta di Liberazione. Molteplici furono le anime della Resistenza, così come le opinioni e le idee dei suoi protagonisti, a dimostrazione di una pluralità che fu anche la sua forza”. Lo ha detto il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, nella commemorazione in Aula dell’80° anniversario della Liberazione.

“Ma tutti erano accomunati dallo stesso obiettivo: sconfiggere la barbàrie nazifascista, anche a costo della propria stessa vita. E, per questo, a loro va il mio commosso pensiero e l’espressione, a nome mio personale e di tutta la Camera dei deputati, della più profonda e sincera gratitudine – aggiunge -. Il loro esempio ricorda a noi tutti come, anche nelle avversità, sia possibile mantenere salda la rotta con determinazione e senso di responsabilità, agendo per il bene comune. Celebrare questa ricorrenza rappresenta dunque un doveroso tributo alla memoria di chi ha combattuto per assicurare un futuro di pace e di giustizia alle generazioni a venire, guidando un Paese sconfitto e umiliato lungo il percorso della ricostruzione”.

“Sebbene stremata dal punto di vista morale e materiale, l’Italia del secondo dopoguerra era ormai profondamente diversa rispetto al passato.Essa si avviava a rifondarsi su basi democratiche. Dalle ceneri del conflitto sorse infatti la Costituzione, che definì le coordinate di un ordinamento radicalmente nuovo – ha sottolineato Fontana -. Il testo della Costituzione, approvato a larghissima maggioranza nella seduta del 22 dicembre 1947, accolse il frutto di una lunga e articolata elaborazione giuridica e culturale. Si tradusse in un progetto di convivenza politica, economica e sociale ispirato ai princìpi di libertà, uguaglianza, pace e tutela dei diritti inviolabili dell’uomo. Sono valori universali, che costituiscono il fondamento stesso della nostra identità”.

“Con questa consapevolezza, le forze politiche costituenti, anche se molto distanti tra loro, si impegnarono per superare divisioni e contrasti, con l’obiettivo di garantire la stabilità e la tenuta della neonata Repubblica. Adesso come allora, la Carta fondamentale non si esaurisce, quindi, in un insieme di norme giuridiche, ma rappresenta un patrimonio comune che ci identifica come popolo. Essa appartiene a ogni cittadino, che deve onorarla e difenderla. A maggior ragione, in un periodo complesso come quello attuale, segnato da gravi conflitti e dal ritorno di inaccettabili manifestazioni di odio e di violenza. In un simile scenario è indispensabile riaffermare con orgoglio le origini più autentiche della nostra democrazia. Con questo spirito siamo chiamati a celebrare il 25 Aprile – ha concluso Fontana -. Una ricorrenza che rappresenta un monito a ripudiare ogni forma di sopraffazione e a impegnarsi, giorno dopo giorno, nella costruzione di una società saldamente ancorata ai valori della libertà e della democrazia e capace di rigenerare speranza”.

– Foto IPA Agency –

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Ribera in lacrime per la morte di Filippo Scaturro, la Flai: “Persona mite e laboriosa”

La salma di Filippo Scaturro, di 65 anni, di Ribera, pensionato, sposato e padre di due figli, morto ieri nel suo aranceto di Borgo Bonsignore, si trova nella camera mortuaria dell’ospedale Fratelli Parlapiano di Ribera. Scaturro era a bordo di un trattore quando è caduto dal mezzo. Per lui non c’è stato nulla da fare. A Borgo Bonsignore sono intervenuti i carabinieri della tenenza di Ribera ed i vigili del fuoco del distaccamento di Sciacca.

Di “persona a modo, sempre gentile, garbata, che non vedeva l’ora di andare in pensione”, parla Franco Colletti, della Flai Cgil. “Era un nostro iscritto”, aggiunge il sindacalista.

In una nota la Flai Cgil “esprime profondo cordoglio per la tragica scomparsa di Filippo Scaturro, nostro iscritto ed ex dipendente del Consorzio di bonifica Agrigento 3, persona mite, laboriosa e stimata da tutti. Il ricordo di Filippo è ancora vivo tra coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e lavorare con lui. La sua dedizione, il suo impegno e la sua umanità resteranno esempio per tutti noi. Filippo non vedeva l’ora di andare in pensione. Ricordiamo con emozione quando gli facemmo il conteggio: era da un anno e mezzo che finalmente aveva raggiunto quel traguardo tanto desiderato. Questa tragedia ci richiama ancora una volta all’importanza della sicurezza sul lavoro in agricoltura, un settore troppo spesso segnato da incidenti gravi e talvolta mortali. È nostro dovere continuare a lottare affinché nessun lavoratore debba più rischiare la vita sul proprio posto di lavoro. Ci stringiamo con affetto e solidarietà attorno alla famiglia, ai suoi cari e a quanti gli hanno voluto bene, in questo momento di grande dolore”.

Don Antonio Nuara, sacerdote riberese, aggiunge: “Tutta la Comunità riberese è rimasta sgomenta e attonita per l’accaduto. Era una persona da tutti stimata ed amata per la sua amabilità e la sua disponibilità. Pronto ad aiutare chiunque avesse bisogno di lui. Amato dai colleghi e stimato da tutti”.

Tragedia nelle campagne riberesi, muore pensionato sbalzato dal trattore

Incidente in un aranceto nelle campagne di Borgo Bonsignore a Ribera. Un pensionato riberese, Filippo Scaturro, di 65 anni, sposato e padre di due figli, a bordo di un trattore è morto dopo essere caduto dal mezzo agricolo.

L’uomo era un ex dipendente del Consorzio di bonifica Agrigento 3. Era al lavoro nell’aranceto di sua proprietà. Forse ha sbattuto a un ramo ed è stato sbalzato dal mezzo. La dinamica, comunque, non è ancora chiara.

“Sono addolorato – ha detto il sindaco Matteo Ruvolo – conoscevo questo concittadino, un gran lavoratore che lascia un vuoto nella sua famiglia e nella nostra comunità”. Sono intervenuti i carabinieri ed i vigili del fuoco del distaccamento di Sciacca.

Insultare il marito o umiliarlo è reato di maltrattamenti: la Cassazione condanna la moglie, ecco cosa rischia

Il reato di maltrattamenti in famiglia si configura anche per offese, insulti e umiliazioni psicologiche. La recente sentenza della Cassazione condanna una moglie per violenza verbale e pressioni psicologiche sul marito.

Umiliare e insultare ripetutamente il coniuge può integrare il reato di maltrattamenti in famiglia. A stabilirlo è la Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 14522/2022, ha ribaltato l’assoluzione di una donna accusata di vessazioni psicologiche e verbali nei confronti del marito. Il caso ha suscitato attenzione perché conferma che la violenza domestica non è solo fisica, ma può essere riconosciuta anche nelle condotte verbali offensive e reiterate, capaci di ledere la dignità e l’integrità psico-fisica della vittima, senza distinzioni di genere.

La vicenda: condanna per maltrattamenti in famiglia

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva assolto la donna, ritenendo che ingiurie e minacce non gravi non fossero sufficienti a configurare il reato di maltrattamenti. Tuttavia, la Cassazione ha ribaltato questa decisione, riconoscendo il comportamento reiterato della donna come una forma di violenza psicologica sistematica, aggravata dal fatto che le offese avvenivano davanti al figlio minorenne.

La donna era stata in precedenza condannata in primo grado a due anni e sei mesi di reclusione per le seguenti condotte:

  • Insulti e aggressioni verbali continue, finalizzate a svalutare il marito e minarne l’autostima.
  • Minacce e pressioni psicologiche per mantenere il controllo sulla vittima, creando un clima di paura e sottomissione.
  • Episodi di umiliazione, sia in pubblico che in privato, ledendo la dignità del coniuge.
  • Isolamento sociale, limitando i contatti del marito con amici e familiari.

Queste condotte hanno creato un ambiente familiare intollerabile, tale da spingere il marito a rimanere in casa solo per paura di perdere il rapporto con il figlio.

La decisione della Cassazione: anche la violenza psicologica è reato

La Corte di Cassazione ha chiarito che il reato di maltrattamenti non richiede necessariamente violenze fisiche, ma si configura anche in presenza di comportamenti offensivi ripetuti, sorretti da dolo generico, cioè dalla consapevolezza di arrecare sofferenza alla vittima.

In particolare, la Cassazione ha sottolineato che:

“Integra il delitto di maltrattamenti in famiglia anche la privazione della funzione genitoriale di un coniuge, ottenuta tramite lo svilimento della sua figura morale agli occhi dei figli, specie se questi assistono sistematicamente alle vessazioni.”

Questa interpretazione rafforza la tutela della dignità personale e genitoriale, evidenziando l’impatto devastante che la violenza psicologica può avere non solo sulla vittima diretta, ma anche sui figli minori, costretti ad assistere a continui episodi di umiliazione e conflitto.

Cosa rischia chi maltratta il coniuge con insulti e umiliazioni

Chi si rende responsabile di maltrattamenti in famiglia rischia pene fino a sette anni di reclusione, con aggravanti se il reato è commesso in presenza di minori. Anche le condotte verbali e psicologiche ripetute, se finalizzate a sottomettere o umiliare il partner, possono configurare il reato, come confermato dalla Cassazione.

Questa sentenza rappresenta un importante passo avanti nel riconoscimento della violenza psicologica all’interno delle mura domestiche, offrendo maggiore protezione alle vittime, indipendentemente dal genere, e contribuendo a contrastare ogni forma di abuso familiare.

Detrazioni fiscali 2025, stretta per i coniugi separati: stop alle agevolazioni IRPEF, ecco cosa cambia e come aggiornare la dichiarazione dei redditi

La Legge di Bilancio 2025 porta importanti novità sulle detrazioni fiscali per familiari a carico, con un impatto diretto per i coniugi legalmente separati. Dal 1° gennaio 2025, infatti, non sarà più possibile ottenere le agevolazioni IRPEF per il coniuge separato, ridefinendo così i criteri di chi può essere considerato fiscalmente a carico.

Scopriamo nel dettaglio cosa cambia, chi perde le detrazioni e quali sono le regole aggiornate per evitare errori nella prossima dichiarazione dei redditi.

Coniuge separato, stop alle detrazioni fiscali 2025: cosa prevede la nuova legge

Con l’approvazione della Legge n. 207/2024, l’articolo 12 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) è stato modificato, ridefinendo le detrazioni per carichi di famiglia. Tra le novità principali:

  • Esclusione del coniuge separato dalle persone fiscalmente a carico, anche se convivente o non autosufficiente.
  • Fine dell’inserimento del coniuge separato nella categoria “altri familiari a carico”, riservata solo ad ascendenti conviventi (genitori, nonni).
  • Abolizione della detrazione di 750 euro per i coniugi separati, che resta valida solo per gli ascendenti.

Fino al 2024, chi aveva un coniuge separato e non economicamente autonomo poteva, in alcuni casi, beneficiare delle detrazioni IRPEF, soprattutto in presenza di convivenza o di assegni non stabiliti dal giudice. Con le nuove regole, questa possibilità viene completamente eliminata.

Detrazioni fiscali 2025: cosa resta invariato per i coniugi non separati

Chi ha un coniuge non separato può continuare a beneficiare delle detrazioni IRPEF per coniuge a carico, purché il reddito del coniuge non superi:

  • 2.840,51 euro annui (reddito complessivo);
  • 4.000 euro annui per i figli fino a 24 anni.

L’importo massimo della detrazione per il coniuge a carico è di 800 euro, ma varia in base al reddito del contribuente: maggiore è il reddito, minore sarà la detrazione spettante.

Nessun cambiamento per i figli a carico: resta l’Assegno Unico Universale

Per i figli a carico, il sistema delle detrazioni IRPEF è stato sostituito, a partire dal 2022, dall’Assegno Unico Universale INPS, che copre:

  • Figli minorenni;
  • Figli fino a 21 anni, a determinate condizioni.

L’assegno mensile, basato sull’ISEE e sulla composizione del nucleo familiare, resta il principale strumento di supporto per le famiglie con figli, senza ulteriori cambiamenti nel 2025.

Come aggiornare la dichiarazione dei redditi 2025

Alla luce delle nuove regole, i contribuenti dovranno prestare attenzione nel compilare la dichiarazione dei redditi 2025:

  • Escludere il coniuge separato dai familiari a carico, anche se convivente.
  • Aggiornare correttamente il modello per le detrazioni per i lavoratori dipendenti, per evitare errori nelle trattenute IRPEF.
  • Monitorare il proprio ISEE, nel caso di figli a carico, per ricevere il corretto importo dell’Assegno Unico Universale.

In caso di errori, si rischiano sanzioni fiscali o richieste di rettifica da parte dell’Agenzia delle Entrate. Per questo, è consigliabile rivolgersi a un CAF o a un consulente fiscale.

Conclusione

Le nuove regole sulle detrazioni fiscali 2025 segnano una stretta importante per i coniugi separati, che non potranno più essere considerati a carico nella dichiarazione dei redditi. È fondamentale aggiornare correttamente i dati fiscali per evitare problemi e continuare a beneficiare delle agevolazioni spettanti.

Bonus assunzioni donne e giovani 2025: in arrivo 180mila contratti a tempo indeterminato grazie agli incentivi del Decreto Coesione

Ottime notizie per chi cerca lavoro o desidera assumere: con i nuovi bonus assunzioni 2025 destinati a giovani under 35 e donne disoccupate, il Ministero del Lavoro punta a creare oltre 180mila contratti a tempo indeterminato in tutta Italia, con particolare attenzione al Mezzogiorno.

Il Decreto Coesione (D.L. n. 60/2024), finanziato con 1,1 miliardi di euro approvati dalla Commissione Europea, ha l’obiettivo di favorire l’occupazione stabile per i gruppi più vulnerabili nel mercato del lavoro. Il Ministero del Lavoro, con i decreti attuativi firmati il 14 aprile 2025, ha reso operative le agevolazioni contributive per le aziende che assumono giovani e donne.

Chi può beneficiare dei bonus assunzioni 2025?

I bonus si applicano a tutte le imprese private che:

  • Non abbiano licenziato nei sei mesi precedenti l’assunzione.
  • Aumentino effettivamente l’occupazione (anche il part-time è conteggiato in proporzione).

I destinatari dell’incentivo sono:

  • Giovani under 35, mai assunti a tempo indeterminato.
    • Sud Italia: assunzioni dal 31 gennaio al 31 dicembre 2025.
    • Resto d’Italia: assunzioni dal 1° settembre 2024 al 31 dicembre 2025.
  • Donne disoccupate, prive di impiego regolarmente retribuito, residenti nelle Regioni del Sud.

Quali sono i vantaggi per le aziende?

Le imprese che assumono con contratti a tempo indeterminato (o trasformano un contratto a termine) beneficiano di un esonero totale dai contributi previdenziali per 24 mesi:

  • Fino a 650 euro al mese per ogni lavoratore assunto al Sud.
  • Fino a 500 euro al mese per ogni lavoratore assunto nel resto d’Italia.

L’incentivo riguarda esclusivamente contratti stipulati entro il 31 dicembre 2025.

Garanzie contro gli abusi e approvazione UE

La misura, classificata come aiuto di Stato per l’occupazione, è stata approvata dalla Commissione Europea, che ha riconosciuto:

  • La necessità di un sostegno mirato a favore di lavoratori vulnerabili.
  • L’adeguatezza della misura, che copre circa il 30% dei costi salariali.
  • L’esistenza di garanzie contro abusi, come il divieto di licenziare lavoratori esistenti per assumere con agevolazioni.

Il commento del Ministro del Lavoro

La Ministra Marina Calderone ha dichiarato:
“Questi incentivi sono fondamentali per promuovere il lavoro stabile e di qualità, con un’attenzione speciale ai giovani e alle donne, e per rilanciare l’occupazione soprattutto nel Mezzogiorno.”

Perché questa misura è importante?

Il bonus assunzioni 2025 rappresenta una grande opportunità sia per i datori di lavoro, che possono risparmiare sui contributi, sia per chi è alla ricerca di lavoro stabile. Inoltre, la misura contribuisce a:

  • Ridurre il divario occupazionale tra Nord e Sud.
  • Favorire l’inserimento dei giovani e delle donne nel mercato del lavoro.
  • Incentivare le imprese ad investire su contratti a tempo indeterminato.

Per conoscere i dettagli sui requisiti e su come accedere agli incentivi, si consiglia di consultare i decreti attuativi pubblicati dal Ministero del Lavoro.

Dipendenti pubblici, aumenti in arrivo per stipendi e buoni pasto: ecco le proposte della FLP e le novità del decreto PA

Il decreto-legge sulla Pubblica Amministrazione è attualmente all’esame della Camera e potrebbe segnare una svolta per milioni di dipendenti pubblici in Italia. Dopo anni di blocchi contrattuali e tagli alle risorse, si torna finalmente a parlare di aumenti salariali, potenziamento dei buoni pasto e miglioramento delle condizioni di lavoro. Ma cosa prevede esattamente il nuovo decreto e quali sono le richieste dei sindacati, in particolare della FLP (Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche)?

Una riforma necessaria per rilanciare la Pubblica Amministrazione

Il nuovo decreto si inserisce in un quadro più ampio di riforme che puntano a rendere la Pubblica Amministrazione più efficiente, attrattiva per i giovani e capace di rispondere alle esigenze dei cittadini. Dopo anni di spending review che hanno indebolito il comparto pubblico, si avverte la necessità di un cambio di passo che valorizzi il lavoro dei dipendenti statali e ne migliori le condizioni economiche e operative.

La FLP ha subito presentato una serie di proposte correttive per rafforzare il decreto, con l’obiettivo di ottenere risultati concreti per i lavoratori. Tra le richieste principali troviamo:

  • Aumento del salario accessorio, legato alla produttività e detassato, come avviene già nel settore privato.
  • Aggiornamento del buono pasto, fermo da 13 anni al valore di 7 euro.
  • Sblocco dei Fondi per le Risorse Decentrate, bloccati dal 2016.
  • Eliminazione della tassa sulla salute, ovvero il taglio delle indennità in caso di malattie inferiori ai 10 giorni.
  • Attivazione dell’area delle elevate professionalità, con una fase sperimentale tra il 2025 e il 2027.
  • Abolizione del posticipo del TFR/TFS, che oggi penalizza i dipendenti pubblici con tempi di attesa anche fino a sette anni.

Prime risorse stanziate: 190 milioni per la contrattazione integrativa

Nonostante la strada sia ancora lunga, alcuni segnali positivi si intravedono. Il Governo ha stanziato un fondo da 190 milioni di euro per sostenere la contrattazione integrativa dei dipendenti ministeriali, un primo passo che potrebbe essere esteso anche agli enti locali, come ha lasciato intendere il ministro Zangrillo.

Ma per rilanciare davvero la Pubblica Amministrazione, servono interventi strutturali e duraturi che garantiscano:

  • Maggiore meritocrazia.
  • Condizioni lavorative dignitose.
  • Capacità di attrarre e trattenere talenti.
  • Qualità dei servizi per i cittadini.

Solo con una visione complessiva e investimenti concreti sarà possibile riportare al centro il valore del lavoro pubblico e rispondere alle sfide di un’amministrazione moderna ed efficiente.