La Corte d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza del Tribunale di Sciacca riguardante una parcella a un tecnico.
L’architetto Alfonso Cimino aveva convenuto in giudizio gli amministratori del Comune di Menfi per il pagamento di una parcella relativa al progetto per la messa in sicurezza e restauro del complesso architettonico adiacente all’ex chiesa della Provvidenza.
Nel 2006 il Comune di Menfi aveva pubblicato un avviso per conferire l’incarico professionale esterno per i lavori di messa in sicurezza e restauro del complesso architettonico adiacente all’ex chiesa della Provvidenza.
E nell’avviso era stato indicato il compenso – pari a complessivi 36.856 euro – per la redazione del progetto e del piano di sicurezza. L’incarico veniva conferito all’architetto Alfonso Cimino, attuale componente del Comitato Tecnico Scientifico dell’Urbanistica.
Nel corso della progettazione, il professionista comunicava all’Ufficio tecnico che erano emerse problematiche di tipo geologico che avrebbero determinato una lievitazione dei costi dei lavori a base d’asta e, per l’effetto, delle competenzeprofessionali dovute in suo favore.
In forza di tale comunicazione l’architetto Cimino presentava al Comune di Menfi una parcella con gli importi maggiorati per complessivi 131 mila euro.
Nel frattempo, la nuova amministrazionecomunale guidata dal sindaco Michele Botta intercettava un bando regionale che avrebbe consentito il finanziamento dell’opera.
Così, nel 2010 la giunta comunale, composta dal sindaco Michele Botta e da Antonino Mistretta, Antonino Di Carlo, Ignazio Napoli e Giuseppe Mauceri, deliberava la partecipazione del Comune di Menfi alla selezione bandita dall’assessorato regionale Economia e Bilancio mediante il progetto di messa in sicurezza e restauro dell’ex chiesa della Provvidenza redatto dall’architetto Cimino (il bando verrà poi revocato dall’Assessorato regionale).
Risultando vane le richieste di pagamento trasmesse al Comune di Menfi, l’architetto Cimino decideva di convenire in giudizio innanzi al Tribunale di Sciacca il Comune di Menfi ed i suoi amministratori (il sindaco Botta, gli assessori Ignazio Napoli, Antonino Di Carlo, Antonino Mistretta e Giuseppe Mauceri, unitamente a un funzionario comunale), al fine di sentire dichiarare il preteso diritto al riconoscimento dell’intero compenso professionale di € 131 mila euro.
Si costituivano in giudizio innanzi al Tribunale di Sciacca il Comune di Menfi, con l’avvocatura comunale, gli ex amministratori Michele Botta, Ignazio Napoli e Antonino Di Carlo, con gli avvocati Santo Botta e Valentina Blunda, Giuseppe Mauceri e Antonino Mistretta e il funzionario con l’avvocato Dino Gagliano.
Il Tribunale di Sciacca, nel 2020, condividendo le tesi degli avvocati di parte convenuta, rigettava le domande attoree avanzate dall’architetto Alfonso Cimino, condannandolo al pagamento delle spese legali.
L’architetto Cimino ha proposto appello contro la decisione del Tribunale di Sciacca convenendo in giudizio i soli amministratori e funzionari comunali i quali, a dire del Cimino, avrebbero autorizzato la ulteriore spesa senza assicurarsi della necessaria copertura finanziaria.
Anche in appello si costituivano tutti gli amministratori convenuti.
Gli avvocati Santo Botta e Valentina Blunda eccepivano la validità del disciplinare d’incarico sottoscritto tra Cimino e il Comune, l’inapplicabilità ai membri della giunta delle disposizioni in tema di impegno di spesa e di obbligo della preventiva copertura finanziaria per insussistenza del nesso causale del diritto dell’architetto Cimino ad ottenere il pagamento della parcella. Inoltre, gli avvocati Botta e Blunda contestavano la quantificazione della parcella avanzata dall’architetto Cimino e dei relativi interessi di mora.
Anche la Corte d’Appello di Palermo, relatore dott.ssa Ciardo, condividendo le difese degli avvocati Botta e Blunda, ha rigettato l’appello dell’architetto Cimino.
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