Con la presenza di diversi esperti nel settore dei cambiamenti di climatici dell’Ente Nazionale Energie Alternative si è svolto a Ribera un interessantissimo incontro. L’ingegnere Natale Massimo Caminiti, responsabile Enea del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali, ha spiegato a chiare lettere quali sono i motivi, dati alla mano, per cui la scienza lancia un grido d’allarme al mondo per salvare il pianeta dalle ormai ineludibili catastrofi a cui le vecchie generazioni hanno condannato i giovani del futuro.
Ed è stato un giovane ingegnere, Daniele Fiorino, ricercatore dell’Enea ad illustrare il Piano Nazionale Integrato Energia per l’Italia 2030, prospettando scenari legati alla mitigazione dell’ormai certo danno ambientale.
E poi ancora Giuseppe Pasciuta, presidente del Consorzio di Tutela Arancia di Ribera Dop, ha riferito degli sviluppi drammatici che la statistica meteorologica prospetta. Maria Elena Tortorici, ingegnere e ricercatrice dell’Università di Parma, ha esposto i risultati di ricerche applicative che possono essere attuate attraverso tecnologie meccaniche ed informatiche, raccontando un futuro difficile, ma possibile.
Su una cosa tutti hanno concordato: che ormai non c’è più tempo per le discussioni e i dibattiti. I governi devono agire, e presto, per porre in essere politiche rivolte alla riduzione di anidride carbonica (CO2).
Non bisogna più produrre energia bruciando, perché è così che si continua a far crescere i gas serra in atmosfera, CO2 in testa, che producono l’effetto serra di cui il pianeta Terra soffre.
Concetto ribadito dagli interventi alla tavola rotonda conclusiva, condotta da Maria Velardi dell’Enea, che ha visto la partecipazione di Giuseppe Termine, Commissario straordinario della Camera Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Agrigento, di Maurizio Cattano, per l’Ordine degli Ingegneri, di Silvio Santangelo, per il Collegio dei Geometri, di Roberto Lo Cicero, per l’Ordine dei Geologi, e di Pietro Riggi, per l’Ordine degli Agronomi e Forestali.
L’intervento conclusivo è stato di Giuseppe Mazzotta, presidente del Wwf Sicilia Area Mediterranea, che ha ringraziato gli uomini di scienza che hanno relazionato con puntualità e senza preconcetti ideologici, ma spiegando il grave stato di salute del nostro pianeta che Wwf da 60 anni denuncia.
“Speriamo che il vento cambi, e in tal senso – ha detto Mazzotta – la nascente nuova generazione sembra aver colto l’allarme che sta diffondendosi sull’intero pianeta, facendoci sperare in una inversione di rotta. Il futuro sono i giovani”.