Non doversi procedere per intervenuta prescrizione per due imputati e pene ridotte rispetto al giudizio di primo grado per gli altri quattro. Lo ha deciso la prima sezione della Corte di Appello di Palermo nel processo “Big Family”, scaturito da un’inchiesta antidroga a Ribera dove la sostanza stupefacente sarebbe arrivata da Napoli.
Riqualificazione del reato con il riconoscimento del fatto di lieve entità e non doversi procedere per Giuseppe Triassi, di 30 anni, e Debora Arcadipane, di 28, entrambi di Ribera, come chiesto dai difensori, gli avvocati Giovanni Forte e Giuseppe Tramuta. In primo grado erano stati condannati a 6 anni di reclusione per singoli episodi di spaccio.
Forte e Tramuta difendevano anche gli altri imputati tranne Carlo Giardiello, di 31 anni, che in primo grado era stato condannato 13 anni e 2 mesi e per il quale adesso la pena è scesa a 8 anni e 5 mesi. Per Ciretta Veible, di 56 anni, che era stata condannata a 7 anni e 6 mesi, pena ridotta a 7 anni. Da 7 anni a 6 anni e 4 mesi Maria Sedita, di 42 anni, e da 6 anni e 4 mesi a 6 anni per Giuseppe Failla, di 54 anni. Per tutti il sostituto procuratore generale, Rita Fulantelli, aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado.