Il principio è semplice e riconosciuto da tempo, se ad abbandonare la nave è lo stesso capitano, alla ciurma non resta che aggrapparsi al “si salvi chi può”. E’ quello che negli ultimi giorni sta accadendo all’interno di Alternativa Popolare dopo che a sorpresa il suo leader Angelino Alfano ha deciso di non ricandidarsi più. Ieri, sempre da un altro salotto televisivo, quello di Lucia Annunziata questa volta, l’ex guardasigilli, è nuovamente tornato a parlare della decisione che ha scioccato i suoi compagni di partito. “Io ho sempre avuto due sogni – ha detto il ministro – uno di servire il Paese e uno è la passione per diritto. Allora mi metto in cammino per realizzare il secondo sogno. E ho un bel canale, io sono presidente della Fondazione De Gasperi. C’è vita c’è anche fuori dal Palazzo – ha poi sottolineato – la mia è una scelta vera, non in attesa che arrivino tempi migliori. In una coalizione di centro-sinistra nella quale Ap fosse il partito alleato più forte, un collegio sicuro ci sarebbe stato, eppure io non lo voglio. Rinuncio al seggio sicuro. Ho fatto una scelta che mi porta da un’altra parte dal punto di vista esistenziale”
Così se Alfano ha scelto di ascoltare le ragioni personali piuttosto che quelle di partito, che è rimasto in Alternativa Popolare che con il crollo dei consensi registrati specie alle ultime elezioni regionali, sta valutando proprio in queste ore altre possibili scenari. In realtà, sono state proprio le elezioni regionali siciliane a mandare in crisi esistenziale molti dei militanti di Alternativa Popolare che col cuore a destra per Nello Musumeci, hanno dovuto ingoiare il rospo di sostenere Fabrizio Micari insieme al Pd di Renzi. E proprio in quei giorni, all’interno del partito di Alfano, nato per riformare l’immagine di un nuovo centrodestra, sono stati in tanti a mettere in discussione la leadership di Alfano, ormai uomo sempre più vicino al Palazzo che al suo elettorato.
Adesso, la nuova fase esistenziale di Alfano che lo ha portato a rinunciare alla candidatura, è suonato all’interno del partito come un ufficiale “rompete le righe” e sono in molti in queste ore tra i sostenitori e militanti di Ap a valutare il da farsi.
Oggi, intanto, per Alternativa popolare del ministro agrigentino Angelino Alfano, è il giorno del confronto in direzione. E all’incontro si arriva con due “fronti” opposti: da un lato quello – dell’unità – per il quale continua a lavorare, ad esempio, il ministro per la Salute Lorenzin secondo la quale Ap non deve sparire e dall’altro quello di Lupi che vorrebbe ritornare laddove sono “nati”: nel Centrodestra. Una possibilità che non sembra però andare giù a Matteo Salvini: “I profughi di Alfano? Non siamo l’arca di Noè”.
Oggi, intanto, per Alternativa popolare è il giorno del confronto in direzione. E all’incontro si arriva con due “fronti” opposti: da un lato quello dell’unità per il quale continua a lavorare, ad esempio, il ministro per la Salute Lorenzin secondo la quale Ap non deve sparire e dall’altro quello di Lupi che vorrebbe ritornare laddove sono “nati”: nel Centrodestra.
Anche a Sciacca, dove fin dall’ascesa politica dell’ex leader agrigentino, esiste uno zoccolo duro di “alfaniani doc”, questi ultimi giorni pare siano stati molto travagliati nonostante anche qui i malcontenti nei confronti delle ultime scelte in fatto di alleanze compiute da Alfano erano arrivati ad un punto di non ritorno.