Domani a mezzogiorno scadrà il termine ultimo previsto dalla legge per ratificare apparentamenti tra quelle forze che in campo al primo turno divise hanno poi deciso di proseguire insieme condividendo il programma elettorale.
Lo scenario politico saccense venuto fuori dall’undici giugno scorso non ha dato grandi margini di manovra a quello che è un accordo formale tra forze divise che si mettono insieme per governare: da un lato, il Movimento Cinque Stelle di Mistretta, fuori dai giochi e dalle logiche di possibili convergenze così come previsto da statuto, dall’altro Stefano Scaduto che dopo la masochistica corsa in solitaria e il magrissimo bottino elettorale non ha rappresentato nulla di elettoralmente appetibile: non rimaneva come unica manovra possibile quella del “ritorno a casa”, invocato anche da qualche esponente del Pd, del progetto civico di Mizzica che al primo turno ha superato il 20% dei consensi pur non riuscendo a centrare il ballottaggio.
L’apparentamento è tecnicamente il necessario completamento del sistema a “doppio turno” introdotto dopo il 1993 a seguito del terremoto di “mani pulite”, per ridurre il potere locale dei partiti istituendo l’elezione diretta del sindaco, attribuendogli maggiori poteri rispetto al consiglio comunale e dandogli maggiore stabilità attraverso un “premio di maggioranza”.
In realtà, pare che neanche la fase di “approccio” sia stata consumata tra Francesca Valenti, candidata del centrosinistra e Fabio Termine, il candidato sindaco di Mizzica rimasto fuori dalla corsa a sindaco, ma entrato prepotentemente in sala Falcone Borsellino al suono di oltre 800 voti.
D’altronde le dichiarazioni immediate di Termine subito dopo il voto non hanno lasciato spazio ad alcun tipo d’intendimento contrario: niente apparentamenti e nessuna convergenza programmatica, elettorato dunque lasciato libero di votare secondo propria coscienza.
Mizzica dopo la “sbornia” elettorale, ha rimesso all’ordine del giorno dell’assemblea la sua decisione sul da farsi, assemblea che a maggioranza ha deciso di proseguire con l’incarico che l’elettorato ha voluto consegnargli: quell’unico posto in consiglio che Fabio Termine ha dichiarato di voler ricoprire rifiutando anche le proposte bipartisan di presiedere l’organo consiliare.
Intanto, entrambi i candidati che si sfideranno al ballottaggio, hanno fatto proprio parte di quel programma elettorale che Mizzica in queste settimane ha spiegato ai suoi elettori. Sia Calogero Bono che Francesca Valenti hanno assorbito tra le proprie disposizioni programmatiche, parte di quei punti che Mizzica intendeva portare avanti.
La linea “dura e pura” che Mizzica ha scelto di proseguire con il due di picche ad ogni possibile forma di accordo con la coalizione del centrosinistra, sebbene maggioritaria ha trovato però anche qualche voce di segno opposto e minoritaria al proprio interno, come quella di Franco Zammuto, il segretario della Cgil di Sciacca, annoverato insieme a Carmelo Burgio, Mariolina Bono e Ignazio Cucchiara tra gli “spin doctor vecchia guardia” di Mizzica.
Zammuto che al momento, si rifiuta di concedere interviste a mezzo stampa, ha affidato però ad un post su Facebook che ha scatenato un vivace dibattito sul web, le sue considerazioni: “Innanzitutto – scrive il segretario – è giusto dire che la quasi totalità dei partecipanti all’assemblea di Mizzica è stata per il non apparentamento. La mia scommessa fondava le proprie ragioni sulla valutazione dello scenario politico nazionale e internazionale, e soprattutto quello europeo, sia dal punto di vista geopolitico che economico. E a proposito di Europa ricordo ai più che fra cinque anni i fondi europei non saranno più disponibili. Salvo improbabili miracoli di la da venire. A questo qualcuno ci ha pensato? Come troveremo la città fra cinque anni?
“Saremo capaci – si interroga Zammuto – di sfruttare l’entusiasmo che siamo stati capaci di creare in questa tornata elettorale? E in ultimo, se anche saremo noi con Mizzica a governare questa città , cosa ci rimarrà da governare senza soldi e senza i fondi europei?”.
Insomma, le considerazioni del segretario andavano nel verso opposto rispetto quanto poi abbracciato dalla corrente maggioritaria di Mizzica di totale chiusura all’apparentamento, proponendo l’adozione del programma elettorale di Mizzica da parte della Valenti: “Oltretutto la mia proposta ha concluso il segretario – che certamente non avrebbero accettato, non tanto per per la Valenti quanto per i suoi accoliti non era a perdere, ma chiedeva alla Valenti di rinunciare al loro programma per abbracciare quello di Mizzica. E questo sarebbe stato possibile solo se avessero acconsentito di dare una forte impronta in giunta di Mizzica con il vicesindaco, un assessore e concedendoci anche la Presidenza del consiglio”.
Secondo i bene informati, la proposta di Zammuto non è neanche stata recapitata al destinatario e ha preso vita solo sul social neetwork non trovando alcun riscontro tra i componenti dell’associazione politica.
Intanto, tra sette giorni le urne richiameranno al voto i saccensi deputati a scegliere tra Francesca Valenti e Calogero Bono e questa volta senza se e senza ma, uno dei due in uno stretto “aut aut” siederà a Palazzo di Città.