Il centrosinistra di Sciacca, dunque, rinasce grazie a Francesca Valenti. C’è sicuramente questo tra i dati politici più significativi venuti fuori dalle urne nel turno di ballottaggio che ieri sera ha consegnato la città al primo sindaco donna della storia. Un elettorato che, ancora una volta, ha confermato di prediligere un sostanziale voto di protesta, punendo la coalizione di governo uscente, orientamento che Fabrizio Di Paola aveva subodorato da tempo. Voto di protesta che, peraltro, già al primo turno aveva premiato con il 40% le candidature di Termine e Mistretta, che però si sono neutralizzate, arginandosi vicendevolmente. Tutto questo fornisce alcune indicazioni significative. I dirigenti dei partiti che hanno sostenuto la Valenti hanno già sperimentato sulla loro pelle cosa significhi misurarsi con la rabbia della gente. D’altronde accadde nel 2012, quando Fabrizio Di Paola passeggiò sulle macerie politiche causate dalle dimissioni forzate di Vito Bono. La stessa cosa è accaduta adesso, a parti invertite. Centrosinistra che adesso, però, dovrà cercare di evitare di commettere gli stessi sbagli del passato, nel tentativo (tra cinque anni) di ripresentarsi al voto con risultati tali da indurre i cittadini a confermare la propria fiducia. Ci riuscirà? È qui che si gioca il valore di Francesca Valenti, che dovrà concretizzarsi nella sua leadership politica. Valenti che, già in campagna elettorale, ha dimostrato di avere un bel caratterino, ben aldilà dell’immagine apparentemente mite che l’ha accompagnata. Le prime prove di consolidamento del potere arriveranno con la scelta del vicesindaco e con la presidenza del Consiglio comunale. Non c’è molto tempo da perdere, perché c’è un bilancio di previsione (quello del 2017) da approvare al più presto. È evidente che, pur avendo inizialmente tentato di rifuggire dalla dimensione squisitamente politica, Francesca Valenti sia stata via via costretta a calarsi anche in quel ruolo, mostrando un interessante approccio. Sembra già aver compreso la necessità di dovere esercitare il ruolo di capo politico della coalizione, anche se privilegerà l’attività amministrativa. Non sarà facile ma, davvero, nessuno nello schieramento può avere interesse a complicarle la vita. L’elettorato ha dato ai partiti tradizionali l’ultima possibilità. Altrimenti la prossima volta la protesta si dirigerà altrove, indifferente a preparazione ed esperienza.