Negli ultimi 12 anni, il commercio al dettaglio in Italia ha subito un’emorragia senza precedenti: oltre 118 mila negozi hanno chiuso, con un impatto devastante sulla vitalità economica e sociale dei centri urbani. L’Ufficio Studi di Confcommercio, in collaborazione con il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne, evidenzia una preoccupante tendenza alla desertificazione commerciale, con effetti particolarmente gravi nei centri storici, dove la chiusura degli esercizi di vicinato si accompagna alla riduzione degli sportelli bancari (-35,5% tra il 2015 e il 2023), privando intere comunità di servizi essenziali.
“Senza il commercio di vicinato, le nostre città diventano meno sicure, meno vivibili e meno attrattive “, afferma Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. Il progetto Cities di Confcommercio mira a contrastare questa tendenza attraverso iniziative di rigenerazione urbana, che includono incentivi per la riapertura dei negozi sfitti, piani di mobilità sostenibile e fiscalità di vantaggio per le piccole imprese.
Il fenomeno è evidente anche in Sicilia, dove i centri storici rischiano di perdere la loro identità. Giuseppe Caruana, presidente di Confcommercio Agrigento, lancia un monito: “Le istituzioni devono comprendere che i negozi di vicinato non sono solo attività economiche, ma presidi fondamentali per la sicurezza e la vivibilità delle città. Senza un intervento immediato, rischiamo di assistere alla scomparsa di un intero tessuto economico che da sempre rappresenta il cuore pulsante delle nostre comunità”.
La provincia di Agrigento si trova di fronte a una situazione paradossale: secondo i dati recenti, la provincia ha registrato un incremento significativo del valore aggiunto totale, ovvero della ricchezza prodotta, risultando tra le aree con la crescita più alta a livello nazionale. Tuttavia, questo sviluppo non si traduce in un effettivo miglioramento delle condizioni economiche locali. ” Assistiamo a una contraddizione inaccettabile: il territorio mostra dati positivi sulla crescita economica complessiva, ma nel concreto le nostre imprese continuano a chiudere e i benefici per i cittadini restano minimi. Se non si interviene per migliorare l’accesso al credito, ridurre la burocrazia e contrastare il declino infrastrutturale, la crescita sarà solo teorica, mentre la realtà sarà fatta di negozi vuoti e centri storici deserti “, sottolinea Caruana. ” Servono misure concrete per evitare che i nostri centri storici diventino solo scenari vuoti privi di vita economica e sociale”.
A fronte di questo quadro critico, l’unico settore che mostra segnali di crescita è quello della ristorazione e delle strutture ricettive extra alberghiere. I dati confermano un +27,7% di attività ristorative nei centri storici e un aumento del 170% degli alloggi extra alberghieri, trainato dal boom degli affitti brevi. Tuttavia, Caruana avverte: ” Sebbene l’incremento della ristorazione e delle strutture ricettive possa sembrare un dato positivo, rischiamo di trasformare i nostri centri storici in semplici aree di passaggio per il turismo mordi e fuggi, a scapito della residenzialità e del commercio di prossimità”.
Confcommercio Agrigento propone misure urgenti: una riforma della legge sul commercio, sgravi fiscali per le attività locali, incentivi per la riqualificazione dei mercati storici e una governance partecipata tra istituzioni e associazioni di categoria. “Non possiamo permettere che i centri urbani siciliani diventino città fantasma. È il momento di agire, prima che sia troppo tardi “, conclude Caruana.