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Cresce la preoccupazione dei sindaci agrigentini che si rivolgono al Prefetto: “Manca in provincia un presidio Covid completato”

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L’iniziativa è partita dal sindaco di Cattolica Eraclea ed ha coinvolto, nel pomeriggio di oggi, altri sindaci di comuni agrigentini. E’ stato deciso di inviare una lettera al Prefetto, ma anche al Presidente della Regione, all’assessore alla Sanità ed all’Asp di Agrigento. I sindaci lamentano che in provincia non c’è un presidio Covid completato.


“Recentemente l’assessore alla Salute, Ruggero Razza ha stimato per la nostra Regione un numero di casi compreso tra i 4500 e i 7000 – scrivono i sindaci – e che di questi, secondo i maggiori riferimenti scientifici, circa il 10% necessiterà di cure ospedaliere in ambiente intensivo e sub intensivo, è indispensabile utilizzare quel poco di vantaggio temporale e ridurre al massimo la diffusione, consapevoli che in caso di propagazione della malattia, la nostra Asp di Agrigento non potrà mai garantire un’adeguata risposta. Infatti, su una popolazione di 500.000 abitanti, per fare fronte all’emergenza l’Asp dovrebbe dotarsi di almeno 30 posti letto in terapia intensiva e di almeno 250 posti letto in terapia sub intensiva. Ad oggi, nessun presidio Covid è stato completato e ciò rischia di esporre sia gli operatori in servizio a non contenere la diffusione, velocizzandone i contagi sia l’intera popolazione del territorio provinciale. La macchina dell’emergenza considerata dall’ASP di Agrigento a tutt’oggi, ci preoccupa ed appare assolutamente inadeguata rispetto a bisogni emergenti risultando in forte ritardo rispetto alle necessità incombenti e reali”.

I sindaci aggiugono: “Ci si chiede come mai nessuno dei presidi ospedalieri presenti sull’intero territorio provinciale sia stato convertito a presidio Covid al pari delle altre Asp. Le strutture esistenti, infatti, potrebbero avere caratteristiche tali da poterci permettere un aumento delle terapie intensive in breve tempo e in maniera più autonoma possibile e creare percorsi esclusivi per i pazienti Covid.
Perché se ciò è stato fatto per presidi ospedalieri di assoluto rilievo tipo Ospedale “Cervello”, Ospedale di Partinico etc, non può essere effettuato in qualche nostro presidio nonostante sia trascorso più di un mese dall’inizio dell’emergenza?”
I sindaci chiedono di “conoscere il numero di posti letto in terapia intensiva e sub intensiva destinati al covid-19 ad oggi realmente in funzione e qual’é l’eventuale programmazione; che venga urgentemente riconvertito a presidio Covid, al fine di creare un percorso unico dei malati di Covid-19 rispetto alle altre patologie ricorrenti, un presidio ospedaliero del territorio provinciale; che venga fatta un’indagine epidemiologica sui casi positivi e se sono stati sottoposti a tampone rino-faringeo i familiari e i contatti stretti di detti casi”.

Ed ancora, di “conoscere il numero di test che sono stati fatti e se sono stati individuati dei laboratori adeguatamente attrezzati ad eseguire i tamponi; se sono stati effettuati i tamponi a tutto il personale sanitario, ai medici di famiglia, al personale del 118, delle case di riposo, di cura”.

Infine, “se il personale sanitario è stato fornito dei dispositivi di protezione individuali (secondo le indicazioni del rapporto ISS Covid-19 n 2/2020) e in quali quantità”. I sindaci sono quelli dei Comuni di Cattolica Eraclea,
Raffadali, Canicattì, Menfi, Siculiana, Santo Stefano Quisquina, Grotte
Montallegro, Lucca Sicula, Sambuca di Sicilia, Campobello di Licata, Santa Elisabetta, Porto Empedocle, Burgio, Cianciana, Villafranca Sicula, Calamonaci e Realmonte.

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