“Mentre nel Decreto Sostegni, pronto ad essere varato dal governo, si annuncia uno stralcio per debiti fino a 5 mila euro, a Sciacca gli operatori economici e non si vedono recapitare gli avvisi da parte del Comune di Sciacca per tributi IMU e TASI relativi all’anno 2015 somme aggravate da interessi e sanzioni riconducibili a tributi peraltro in parte pagati ma con lo scomputo relativo alla normativa vigente in quel momento”. Lo scrivono oggi in una nota congiunta CNA e Concommercio.
” In sostanza – spiegano – il Comune chiede la differenza tra quello che si era pagato e la nuova rimodulazione fatta oggi a 5 anni di distanza ritenendo il cespite non più come abitazione principale ma come abitazione secondaria, il tutto aggravato da interessi e sanzioni”.
Le sedi locali di CNA e Confcommercio, facendosi interpreti della grave crisi che stanno attraversando le attività produttive per le inevitabili dinamiche legate alla pandemia, lanciano un ulteriore grido d’allarme.
“E’ francamente incomprensibile ed intollerabile – aggiungono – quanto sta avvenendo in un momento di profonda emergenza economica le istituzioni dello Stato sono chiamate ad operare tutte nella stessa direzione per evitare di dare il colpo di grazia a quanti, ormai allo stremo delle forze, provano resistere a quella che possiamo definire una vera e propria calamità, le cui drammatiche conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Chiediamo in primis all’Amministrazione comunale di Sciacca di farsi carico di questa particolare criticità, dal momento che il pagamento riguarda nello specifico IMU E TASI di anni precedenti. E necessario intervenire per stoppare subito gli avvisi emessi, nell’ottica del senso di responsabilità e in linea con il contenuto in materia previsto nel Decreto Sostegni, in procinto di essere firmato e pubblicato. Occorre che si prenda piena e reale coscienza della situazione generale in cui si trovano le nostre imprese, rispetto alla quale l’Erario non può continuare a chiedere il pagamento come se nulla fosse accaduto. Le nostre aziende vanno salvate perché se falliscono si determina una profonda ferita nel tessuto sociale con la perdita di posti di lavoro. Lo Stato, la Regione e i Comuni non possono e non debbono perdere di vista che il segmento produttivo è l’ossatura della nostra economia. Chiediamo un impegno a chi ha responsabilità di governo del territorio – concludono CNA e Confcommercio – per assumere i provvedimenti del caso. Non è il momento di infierire ed accanirsi sulle imprese che sono ad un passo dal baratro”.