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Blue Whale: il gioco macabro in salsa sciacchitana. Segnalazione ai Carabinieri

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Un caso di “emulazione” del fenomeno Blue Whale si è verificato anche a Sciacca. In realtà, i Carabinieri hanno accertato trattarsi di un macabro scherzo, organizzato da un gruppo di studenti a danno di una quindicenne. I genitori però si sarebbero accorti in tempo di alcuni comportamenti strani, riuscendo ad intervenire e scongiurando il peggio. Una vicenda che, oltretutto, è sotto i riflettori anche perché su di essa non sono pochi i dubbi riguardanti la veridicità del fenomeno. In effetti non ci sono ancora conferme definitive. Si sostiene, infatti, che in realtà questo gioco non sia mai esistito, e che quella di cui si parla sia una clamorosa bufala, ossia un fenomeno inesistente, alimentato da qualcuno non si capisce bene per quali motivi. E nel mirino è finita anche la celebre trasmissione Mediaset “Le Iene”, che qualche tempo fa si è occupata del problema con alcuni servizi, in cui è stato denunciato che in Russia ci sarebbero stati un centinaio di suicidi tra gli adolescenti, come ultimo atto delle 50 prove che il gioco Blue Whale prevede. Gli adolescenti, ma anche i preadolescenti, sono informati. Lo sono assai più degli adulti. Sanno tutto, ma proprio tutto del drammatico fenomeno, quello che qualcuno ha avuto l’ardire di definire “gioco online” che però è tutt’altro che un gioco, che irretisce la vittima prescelta fino al punto da istigarla al suicidio, dall’ultimo piano del palazzo più alto della città. Un fenomeno che, comprensibilmente, sta terrorizzando le famiglie. Insomma: non è neanche detto che il fenomeno esista. Eppure in Russia un ventenne, che si chiama Philipp Budeikin, ex studente di psicologia, espulso dall’università, è stato arrestato nei mesi scorsi, con l’accusa di essere l’ideatore di questo gioco. Budeikin ha dichiarato addirittura di non ritenersi pentito, oltre che di aver creato il gioco per spingere all’uccisione persone che giudicava indegne di vivere. A lui sarebbero riconducibili le morti di 16 ragazze. A “Le Iene”, una dirigente della Polizia di Stato ha spiegato che in questo periodo sono giunte diverse segnalazioni su comportamenti sospetti da tutta Italia. E a Livorno recentemente si è verificato un suicidio di un adolescente, anche se non c’è alcuna prova che si trattasse di una vittima del gioco. Ma cerchiamo di capirne di più. Il gioco (o, visti i dubbi, iò presunto gioco) denominato BLUE WHALE consisterebbe nel contattare, tramite profili falsi o anonimi di social network, gli adolescenti, proponendo loro una sfida con 50 prove di pericolosità crescente: il giocatore, una volta accettato di partecipare, non può ritirarsi per le presunte minacce di ritorsione. Le istruzioni per le prove, fornite da un amministratore (curatore), consistono – per esempio – in: atti di autolesionismo (incidersi la pelle), compiere selfie in situazioni pericolose, uccidere animali per poi scattare foto, procurarsi dolore, modificare gli orari di sonno per guardare film horror. Le pericolose prove incidono sull’aspetto psicologico del giocatore, tanto da plagiarlo e renderlo facile vittima di un’istigazione a suicidarsi. L’ultima prova, fatale, richiede di gettarsi dall’alto del palazzo più alto della città, togliendosi così la vita. Il tutto deve essere filmato. Il fatto accaduto a Sciacca non è meno pericoloso. Tra gli adolescenti (e, come si sa non solo tra loro) l’irretimento e la messa in soggezione può trasformarsi in un gioco al massacro, come dimostra il triste fenomeno del bullismo. Ma qui siamo oltre ogni limite. Anche se il fenomeno alla fine fosse realmente una bufala, ciò non toglie che i nostri figli comunque ne stiano parlando, aldilà di ogni ragionevole precauzione che le famiglie sono chiamate a utilizzare e a gestire. Basta solo questo fatto a rendere il Blue Whale, anche se alla fine questo fosse solo un prodotto della post-verità, un fatto assolutamente pericoloso.

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