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Canicattì, tre arresti per estorsione (Video)

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La Polizia di Stato, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo, ha dato esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di 3 soggetti, uno dei quali già condannato in via definitiva per l’appartenenza alla compagine mafiosa denominata “stidda”, ritenuti responsabili del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Agrigento e dal Commissariato di Canicattì sono scaturite a seguito all’ incendio che ha interessato la saracinesca di un magazzino nel territorio di Canicattì.

L’attività investigativa ha permesso di ipotizzare che gli arrestati, al fine di preservare gli interessi economici ed imprenditoriali del titolare di un’autofficina anch’egli arrestato, avrebbero costretto la vittima dell’estorsione a non concedere in locazione un magazzino di sua proprietà ad un soggetto che, adibendolo ad officina meccanica, avrebbe potuto rappresentare fonte di concorrenza per il predetto titolare dell’officina già aperta in zona.

I tre, con fare minaccioso, si sarebbero infatti recati presso l’abitazione della vittima, mentre il condannato per l’appartenenza alla stidda avrebbe proferito frasi minatorie all’indirizzo della stessa, rimarcando la sua appartenenza all’associazione mafiosa, peraltro nota alla stessa vittima, e ricordandole che “in quella zona comandava lui”.  

In quel frangente, inoltre, uno dei due si sarebbe rivolto alla donna minacciandola che le avrebbe fatto “la faccia tanta” se mai si fosse permessa di cedere in locazione il magazzino.

Le indagini si sono avvalse anche del contributo dichiarativo fornito dalla vittima e dai suoi congiunti che hanno raccontato alla Polizia di Stato la spedizione messa in atto con spregiudicatezza dai tre arrestati poche settimane prima del danneggiamento, opponendosi così al pervasivo sistema di controllo del territorio esercitato dalla compagine mafiosa in quella zona del territorio canicattinese.

L’odierno provvedimento, emesso dal G.I.P. di Palermo, si basa sui gravi indizi di colpevolezza e su un quadro indiziario emerso nel corso delle indagini, significando che le piene responsabilità penali per i fatti indicati saranno accertati in sede di giudizio.

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