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Comune di Sciacca

Il fatto non sussiste, dipendente Enac di Sciacca assolto in appello dopo 9 anni

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La Corte di Appello di Palermo ha assolto con formula piena (perchè il fatto non sussiste) Michele
Fazio, di 58 anni, di Sciacca, dipendente Enac presso l’aeroporto di Palermo, che era accusato di truffa e di false attestazioni o certificazioni della presenza in servizio.

I fatti risalgono al 2016, quando, a seguito ad una complessa operazione condotta dal Nucleo
Operativo della Guardia Di Finanza di Palermo, denominata “Prendi il volo”, vennero rinviati a
giudizio 7 dipendenti dell’Ente Nazionale dell’Aviazione Civile, tra cui il saccense.

Al Fazio venivano contestati reati relativi alla sua qualità di dipendente Enac, perché,
secondo gli inquirenti, avrebbe abbandonato indebitamente il posto di lavoro, senza timbrare il
proprio tesserino marcatempo, inducendo in errore la pubblica amministrazione di appartenenza
circa la propria presenza in servizio e procurando a sé un ingiusto vantaggio patrimoniale, con
danno per l’Enac e per l’erario. Il Fazio, oltre alle pene previste dagli articoli del codice penale,
rischiava anche il licenziamento.


Il saccense veniva dichiarato colpevole in primo grado dal Tribunale di Palermo per alcuni dei reati
contestati e condannato alla pena di un anno e tre mesi.

I difensori del Fazio, avvocati Ledo Sclafani e Daniele Arena del Foro di Sciacca, ritenendo che la
condanna fosse frutto di un’errata ricostruzione dei fatti effettuata dal tribunale, impugnavano la
sentenza facendo rilevare che il giudice di primo grado, forse a causa dell’eccessiva complessità
della istruttoria dibattimentale, non avesse tenuto nella giusta considerazione le numerose prove
offerte a discarico dalla difesa nel corso del processo.

Secondo la tesi difensiva, pienamente condivisa dalla Corte d’Appello, gli allontanamenti del
proprio assistito erano del tutto legittimi, in quanto, avendo lo stesso conseguito l’incarico di
ispettore handling, si recava spesso in aerostazione per svolgere le attività ispettive senza alcuna
necessità di timbratura del badge, in ottemperanza peraltro alle direttive impartite dai suoi superiori
ed in linea con la regolamentazione dell’Ente.

Grazie ad un’articolata attività istruttoria operata dai legali, dopo 9 anni, Michele Fazio è
stato riconosciuto innocente, ottenendo piena giustizia.

Nella foto, Michele Fazio con gli avvocati Sclafani e Arena

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