A carico di Calogero Jonn Luppino un provvedimento di confisca di beni del valore di circa 6 milioni di euro, emesso dal Tribunale di Trapani – sezione Misure di Prevenzione.
Il provvedimento, che scaturisce dal sequestro beni eseguito dai carabinieri di Trapani e dal Ros nel marzo 2021, è stato notificato anche nei confronti di ulteriori 15 persone (cd. “terzi intervenienti”) e 5 società, comunque riconducibili all’interessato, tuttora detenuto in carcere per associazione di tipo mafioso dopo l’arresto operato dai militari dell’Arma nel 2019.
Il Luppino, in passato consigliere comunale di Campobello di Mazara, era stato arrestato per associazione di tipo mafioso nell’indagine Mafiabet che aveva permesso di monitorare la sua rapidissima ascesa imprenditoriale nel mondo delle scommesse e giochi on-line. Luppino dirigeva e controllava il settore economico dell’esercizio di giochi e scommesse affidando alcune delle relative agenzie ad altri associati mafiosi.
La sua ascesa sarebbe stata favorita in tutto e per tutto dagli affiliati ai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo che obbligavano i vari esercizi commerciali del trapanese ad installare i device delle società di Luppino, pena pesanti ritorsioni. Gli esercizi che invece accettavano il monopolio facente capo a Cosa Nostra, potevano godere della “protezione” dei mafiosi pronti a punire chi, tra la delinquenza comune, prendeva di mira quegli esercizi commerciali.
Così accadeva con un bar della provincia che aveva subito un furto proprio di macchinette per giochi gestite da società legate all’imprenditore mafioso. Cosa Nostra aveva individuato il responsabile del furto e, tramite il referente mafioso di quel luogo, aveva provveduto alla punizione del presunto reo, colpevole di aver danneggiato un esercizio che già aveva pagato la protezione dell’associazione mafiosa.
L’ascesa dell’imprenditore sarebbe stata sovvenzionata con cessioni di denaro ad esponenti di vertice dei mandamenti mafiosi di Mazara del Vallo e Castelvetrano, tra cui familiari del latitante Matteo Messina Denaro, nonché ad esponenti apicali dell’associazione mafiosa.
Le indagini patrimoniali condotte dal nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Trapani costituiscono il completamento della più generale attività di contrasto condotta dai militari, coordinati dalla Procura Distrettuale palermintana, nei confronti del potente mandamento mafioso di Castelvetrano.
I beni confiscati sono costituiti da 10 società e relativi compendi aziendali, 6 terreni, 14 rapporti bancari, 1 motoveicolo, 1 cavallo da corsa, nonché denaro contante, titoli di credito e finanche lingotti d’oro.
Il tesoro dell’ex consigliere di Campobello di Mazara, confisca da 6 milioni di euro (Video)
Pubblicato: