Don Antonio Nuara non ha mai avuto peli sulla lingua, sempre schietto, diretto, anche a costo di fare rumore con le sue prese di posizione. E anche questa volta accadrà la stessa cosa con un lungo post che ha scritto su Facebook a proposito delle processioni. Questo il post:
“So di attirarmi tante critiche: sono dell’idea di ABOLIRE TUTTE LE PROCESSIONI. Credo alle processioni, ma mi rifiuto di condividere le Processioni che si svolgono a Ribera e nei nostri paesi viciniori. Le mie motivazioni:1. La maggior parte di coloro che fanno parte dei vari Comitati non frequentano i Sacramenti e la Messa in particolare: si vedono solo nei giorni della festa e poi ripiombano nel buio religioso.2. Nelle processioni non si prega. Sono più passeggiate che atto di devozione. La gente che va dietro al fercolo chiacchiera, fuma e, se ci scappa, anche bestemmia. Scontati lo sfoggio e lu “sparlittiu”.3. Non c’è proporzione tra le spese per luminarie e spari e le opere di carità. Se per 10 anni i soldi che si spendono per luminarie e spari, venissero impiegati per pensare a una struttura per i giovani, sicuramente avremmo qualche “sbandato” in meno.4. Una volta per far parte di un Comitato di festa religiosa, occorreva avere dei requisiti di religiosità, moralità e fedina penale pulita. Gli incontri di formazione per mettere a fuoco gli obbiettivi da realizzare, imitando le virtù del santo che si onora sono sempre disertati.5. Nella nostra provincia nelle processioni ci sono stati anche gli “inchini”. Oggi non si richiede più alcun requisito. Perciò, oltre a non essere credibili, si fa scadere di valore anche la festa religiosa. Chi non è credente o appartiene ad un altro credo religioso ed è alla ricerca di una fede vera, osservando le nostre feste, sicuramente non vi troverà una risposta positiva: si allontanerà di più. E tutti i cattolici, impegnati nelle feste, ne siamo responsabili e ne dobbiamo dare conto a Dio. La pandemia ha sconvolto tutto, compresa la vita della Chiesa. Ci viene chiesta una ripresa e un rinnovamento. Non si può riprendere, come se niente fosse accaduto e ritornare a far le stesse cose e avere gli stessi Comitati. È questa l’occasione di rivedere coraggiosamente tante cose e, non ultime, le nostre feste religiose. Le feste in onore dei santi devono produrre “santi”. Altrimenti non servono”.