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Picchia la moglie davanti i figli, arrestato un trentottenne di Ribera per maltrattamenti in famiglia

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Sabato scorso, i Carabinieri della locale Tenenza, dopo una giornata intera di serrate indagini, hanno eseguito il fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Sciacca nei confronti del 38enne T.A. di Ribera.
Dalle indagini dei Carabinieri emerge un quadro di sconvolgente violenza: alle 3 di sabato scorso, T.A., operaio con piccoli precedenti penali e problemi di alcol e droga, preso da un raptus si presenta a casa della moglie, 32enne, da cui da circa un anno è separato di fatto e con cui ha avuto due figli, rompe la catena di uno dei due cancelli d’accesso alla villetta in cui la donna vive con i figli, forza il portone d’accesso e, davanti ai bimbi, prima devasta casa e poi picchia selvaggiamente la donna, prendendola a pugni e a calci.

La donna, atterrita, con il volto tumefatto e il naso sanguinante per i colpi ricevuti, riesce a scappare di casa grazie all’intervento dei figli accorsi in suo aiuto, portandoli con sé, e l’uomo, pur rincorrendola in giardino, non riesce a fermarla perché mentre sta tentando di scavalcare il cancello rimasto chiuso si ferisce a una mano con la lancia acuminata del cancello stesso. A quel punto, mentre la donna ed i bimbi, ormai salvi, si recano a piedi dai Carabinieri di Ribera, l’uomo sfoga la sua rabbia sul veicolo della moglie, di cui poco prima aveva rubato le chiavi, danneggiandolo pesantemente. Subito dopo, per farsi medicare la ferita alla mano, T.A. con la propria auto raggiunge l’ospedale di Ribera.

Infatti, quando il personale medico non lo fa entrare nel Pronto Soccorso spiegandogli che è chiuso perché l’ospedale di Ribera è un centro Covid, non batte ciglio: sale a bordo della propria macchina e, dopo una breve rincorsa, sfonda con il veicolo il portone d’accesso al Pronto Soccorso. Poi, non ancora soddisfatto, risale in auto, si dirige verso la vicina Guardia Medica, scende dal veicolo e, siccome i sanitari non gli aprono prontamente, lui pensa bene di sfondare a pugni i vetri di due finestre.

Infine, sale in auto e, come in seguito si accerterà, si dirige verso l’ospedale di Agrigento presso cui si farà curare le ferite.

Nel frattempo la moglie, giunta dai Carabinieri della Tenenza di Ribera, viene portata con l’ambulanza all’ospedale di Sciacca, dove viene curata per le lesioni giudicate guaribili in dieci giorni.
I militari della Tenenza di Ribera, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Sciacca, avviavano immediatamente le indagini facendo dei rilievi tecnici a casa della vittima insieme con il personale specializzato della Compagnia Carabinieri di Sciacca, sentendo la vittima, interrogando testimoni e parenti della coppia. Alla fine i militari hanno ricostruito l’intera vicenda, scoprendo sulla base delle varie testimonianze che non era la prima volta che l’uomo aggrediva la moglie e fotografando un quadro di violenze consumate nel silenzio della vittima.
Il Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Sciacca titolare delle indagini, valutata l’assoluta gravità dei fatti sulla base del copioso materiale probatorio raccolto dai Carabinieri, lo stesso sabato 2 ottobre ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di T.A. per maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate perché commesse dal consorte, e violazione di domicilio. Una volta rintracciato dai Carabinieri, a tarda sera per lui si sono aperte le porte del carcere di Trapani. Martedì 5 ottobre, dopo l’interrogatorio di garanzia, il Giudice per le Indagini Preliminari ha convalidato la misura restrittiva adottata dal Pubblico Ministero, confermando la custodia cautelare in carcere per T.A.
Un caso grave di maltrattamenti in famiglia perpetrato, come tanti altri, sulla pelle delle donne, spesso consumati in presenza dei più deboli, i figli minori. Ed è anche per tutelare loro che Autorità Giudiziaria, Arma dei Carabinieri e associazioni per la tutela delle donne maltrattate invitano le vittime di violenze familiari a sporgere denuncia, anche perché la legge oggi mette a disposizione delle vittime un sistema di protezione che offre tante possibilità di difendersi dai soprusi, consentendo, nei casi più gravi, il collocamento in strutture protette.

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