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Servizio idrico in provincia di Agrigento, Intercopa: “Non serve rivolgersi al Cardinale, bisogna costituire un’azienda speciale consortile”

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Ventisette sono i comuni gestiti dalla Girgenti Acque, proprio come i 27 Stati che comporranno la Comunità Europea dopo l’uscita della Gran Bretagna. Potrebbe sembrare una forzatura accostare i due temi, se non altro per la dimensione degli interessi in campo, ma Inter.Co.P.A ritiene che le analogie tra le due questioni vadano oltre le semplici coincidenze numeriche”. Lo scrive oggi il presidente di Intercopa, Franco Zammuto, che in una lunga nota affronta anche la questione relativa al Comune di Menfi che recentemente ha esposto la propria posizione anche al Cardinale Francesco Montenegro.

“E’ la politica – – scrive Zammuto – a determinare una condizione di stallo quando, invece, sarebbe necessario convergere rapidamente verso la soluzione definitiva. Quella stessa politica che, nel nostro specifico ambito, dimentica l’esistenza di regole, norme e leggi, la cui semplice applicazione condurrebbe rapidamente alla soluzione del problema, per tergiversare, invece, intorno a questioni e argomenti del tutto strumentali, non curante dei 430.000 cittadini della provincia che da anni attendono risposte. Ogni giorno e da più parti, sul tema della gestione idrica nella nostra provincia, si levano richieste di chiarimenti, incontri, si sollecitano azioni e quant’altro, ma quante di queste iniziative – aggiunge Franco Zammuto – puntano nella giusta direzione? Ad esempio, quei sindaci che invocano sollecitamente l’intervento dell’ATI per risolvere la questione dei 16 comuni “ribelli”, ritengono forse di contribuire positivamente alla soluzione del problema o è un modo per irritare gli animi? Quei comitati e associazioni che chiedono incontri ai Commissari di Girgenti Acque non riconoscono forse, come ritiene Inter. Co. PA, che l’unico legittimo interlocutore sia l’Ati? Può forse un incontro con i Commissari modificare le regole sancite dal regolamento d’utenza” e la “Carta dei Servizi” senza l’approvazione dell’Ati?”

E poi il riferimento specifico a Menfi quando scrive: “Quel comune “ribelle” che, con un documento a firma della sindaca e di tre ex sindaci insieme al comitato “Acqua Pubblica Gestione Diretta”, si è rivolto a un Cardinale per chiedere quanto, a loro dire, spetterebbe di diritto, ovvero l’autonomia della gestione idrica, ritiene forse di aver trovato il giusto interlocutore nell’autorità ecclesiastica? Se così è, tanto vale scomodare il Papa e chiedere direttamente a Sua Santità d’intercedere per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua in provincia, facendoci anche illuminare e comprendere meglio se il concetto di “Solidarietà” è universale o parcellizzabile”. L’appello di Inter.Co.Pa. è “fare meno comunicati stampa o incontri estemporanei e promuovere, invece, più incontri, con criteri dell’ufficialità, per giungere a una soluzione solidale di gestione del servizio idrico, lontana da strumentalizzazioni politiche e da interessi “parcellizzati”.” Per Inter. Co. Pa “la forma migliore per la gestione pubblica dell’acqua non può che essere la costituzione dell’Azienda Speciale Consortile, la quale assicurerebbe una gestione “solidale” e garantirebbe da eventuali successive modifiche societarie e, soprattutto, dal ritorno alla gestione privata”.

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