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Dopo 10 anni ripartono gli scavi archeologici in Sicilia, interventi anche nell’Agrigentino

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Ripartono in Siciulia dopo dieci anni, gli scavi archeologici e i loro restauri. La Regione Siciliana ha finanziato, infatti, otto cantieri nelle province di Palermo, Catania, Agrigento, Trapani, Enna, Ragusa e Messina, per un totale di 500mila euro. 
«Il mio governo – evidenzia il presidente Nello Musumeci – ha posto tra i suoi obiettivi la ripresa delle attività di scavo e ricerca che tanto lustro hanno dato, in passato, alla Sicilia. Con questa prima attività, cui seguirà un prossimo corposo finanziamento già progettato, si apre una nuova stagione che consentirà alla nostra terra di ottenere un duplice risultato: arricchire l’offerta culturale del nostro patrimonio archeologico a turisti, studiosi e curiosi e riappropriarsi di una tradizione scientifica indispensabile per lo studio e la conservazione della nostra memoria».
Tutti i lavori – scavi, consolidamento, messa in sicurezza, restauro e creazione di percorsi di visita – prenderanno il via tra qualche settimana, quando le condizioni meteorologiche consentiranno l’avvio delle operazioni. Le attività riguarderanno, soprattutto, quelle zone della Sicilia che fino a ora hanno ricevuto meno attenzioni, sia in termini di finanziamento per la ricerca, sia per l’inclusione nei grandi circuiti. L’assessorato dei Beni culturali ritiene quest’azione messa in campo un’ulteriore iniziativa strategica per attuare la volontà di valorizzazione dei siti culturali a torto considerati minori, già priorità del Governo Musumeci.
«Negli ultimi anni – aggiunge l’assessore Sebastiano Tusa – le attività di ricerca e di scavo archeologico in Sicilia sono state condotte principalmente dalle Università italiane e straniere. Le professionalità e le capacità dell’assessorato dei Beni culturali sono state, a causa di una inaccettabile miopia politica, mortificate e relegate a un semplice esercizio di controllo e sorveglianza. Non è pensabile che le Soprintendenze siciliane, strutture dotate di eccellenti archeologi e tecnici, non avessero la possibilità di continuare attività che ci hanno reso famosi nel mondo».

Gli scavi previsti in Sicilia:
A Palermo, all’interno del complesso di età medievale di San Giovanni degli Eremiti, riprendono i lavori per lo studio e la comprensione dell’edificio preesistente e la realizzazione di nuove modalità di fruizione

A Ramacca, in provincia di Catania, parte la pulitura dei mosaici, il ripristino, restauro e la messa in sicurezza della Villa romana con le terme annesse di contrada Castellitto. Si tratta di un sito in aperta campagna soggetto a saccheggio e che quindi necessita di urgenti lavori di tutela. E sempre nel territorio etneo, in contrada Rocchicella-Palikè, riprendono i lavori di ripristino dopo le alluvioni delle ultime settimane con successive operazioni di scavo e rilievo.

A Sant’Angelo Muxaro – in località “Monte Mpisu” – nell’Agrigentino, si completerà lo scavo della necropoli e grazie all’utilizzo di droni verrà realizzato un documentario divulgativo. Si tratta di un sito dove negli anni ’70 ci sono state già ricerche che hanno portato alla luce il villaggio costituito da capanne circolari in uso per tutta l’età neolitica e una parte della necropoli composta da tombe a pozzetto. Ripresa dei lavori anche a “Monte Castello”, dove le strutture del castello medievale si sono impiantate su strati preistorici e greci, la cui straordinaria stratificazione archeologica è documentata dal Neolitico fino all’età rinascimentale, con una serie di preziosi materiali tra cui ori, pietre pregiate, monete, metalli, ceramiche a lustro.

A Pantelleria, in provincia di Trapani, partirà lo scavo, il rilievo e lo studio di Mursia, il villaggio preistorico costituito da capanne e con la necropoli costituita dai Sesi. E’ previsto il recupero degli inumati con eventuali corredi funerari, nonché la sistemazione dell’intera area archeologica per la fruizione da parte dei visitatori.

In contrada Gerace, nell’Ennese, all’interno della Villa romana scoperta venticinque anni fa e costituita da una dozzina di ambienti dotati di pregevoli pavimenti mosaicati, sono previsti, in questa prima fase, il restauro conservativo dei mosaici già messi in luce, la copertura provvisoria degli ambienti, la pulizia dell’intera area, nonché la realizzazione di percorsi di visita e supporti didattici. La Villa – costruita nel tardo IV secolo dopo Cristo da Philippianus, al cui nome si riferiscono i bolli rinvenuti su ben 99 laterizi –  presenta mosaici policromi con tessere di colore rosso, viola, giallo, stilisticamente molto simili a quelli della Villa del Casale di Piazza Armerina. Presenti anche le terme che finiscono di essere usate dopo l’incendio del V secolo.

Nel Ragusano, a Giarratana, in una villa romana del III secolo dopo Cristo, di notevole estensione con peristilio e di cui si conoscono già sette ambienti, sono previste attività di scavo su altri quattro aree per evidenziarne gli eventuali pavimenti musivi, la sistemazione e la realizzazione di passerelle e supporti didattici. In passato sono stati ritrovati pregevoli mosaici geometrici policromi con schemi decorativi simili a quelli di Piazza Armerina, di Patti e a quelli del nord Africa.

A Milazzo, in provincia di Messina, infine, partono i nuovi scavi archeologici nella necropoli greca dell’antica Mylai (VI-IV secolo avanti Cristo). I lavori saranno finalizzati all’esplorazione completa dell’area e al recupero accurato dei corredi per la musealizzazione dei reperti nell’Antiquarium archeologico. Lavori di sbancamento effettuati nel passato nella città mamertina, finalizzati alla realizzazione di un parcheggio, hanno riportato alla luce un lembo dell’ampia necropoli greca (VI-IV secolo avanti Cristo) dell’antica Mylai. Sono state messe in luce centinaia di sepolture databili dal VI al IV secolo avanti Cristo e vari segmenti della viabilità interna. Le sepolture hanno sempre restituito oggetti di corredo di eccezionale interesse, sia di fabbricazione locale che di importazione: ceramica attica a figure nere, con manufatti anche di pregio, ceramica calcidese a bande, ceramica da fuoco e da trasporto.

Nella foto, l’assessore regionale ai Beni Culturali, Sebastiano Tusa

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