14.9 C
Comune di Sciacca

Regionali il giorno dopo. Sciacca torna ad avere due deputati all’ARS. Le loro prime emergenze: Terme e Ospedale

Pubblicato:

Vent’anni dopo Pasquale Mannino e Siso Montalbano, due saccensi tornano a mettere piede all’ARS nella stessa legislatura. Un collegio, quello agrigentino, che finalmente torna a spostarsi un po’ dalle parti di ponente. E se Michele Catanzaro (Pd) è riuscito a “rottamare” Giovanni Panepinto, per Matteo Mangiacavallo (M5S) il ritorno a Sala d’Ercole avviene sull’onda di un consenso personale straordinario. Quindicimila agrigentini che hanno scritto sulla scheda il suo nome sono il simbolo di una profonda stima personale, che gli dà ragione anche delle stesse polemiche interne. Questo risultato (5800 preferenze solo a Sciacca) induce nuovamente a riflettere su ciò che sono state le ultime elezioni amministrative di Sciacca, su ciò che poteva essere e non è stato. Si sa, sono elezioni diverse, ma è evidente che se il rigido protocollo grillino glielo avesse permesso, Mangiacavallo si sarebbe potuto candidare a sindaco. E vincere. Ma i paletti del Movimento 5 Stelle sono tali e tanti che il povero Giancarlo Cancelleri è costretto anche stavolta a leccarsi le ferite, e a non potere andare a governare, quando sarebbe stato sufficiente un accordo con Fava (per dire) per raccontare un’altra storia.

Ma torniamo ai candidati di Sciacca. Il senatore Giuseppe Marinello già ieri sera è volato a Roma. All’ordine del giorno dei lavori parlamentari c’è già la legge di bilancio. Angelino Alfano lo ha “costretto” a candidarsi alle Regionali. Il suo, però, non è stato un grosso apporto. A Sciacca si è fermato infatti a 1250 voti, nella graduatoria finale è arrivato terzo dietro Fontana e Granata. Un risultato deludente, e il diretto interessato non lo ha nascosto. La versione di Giuseppe Milioti è piuttosto significativa: “Ci sentiamo sballottati da destra a sinistra, è per questo che perdiamo”. Una dichiarazione simbolica di una stanchezza diffusa da parte dell’opinione pubblica. Che punisce i partiti tradizionali. E così Vincenzo Fontana non viene rieletto. Ma è, quella venuta fuori ieri, la solita Sicilia dalle due facce: da una parte quelli che non vanno a votare o che votano per i grillini, dall’altra (tipo a Messina) quelli che tributano una messe di voti per il figlio del pregiudicato Francantonio Genovese, passato dal Pd a Forza Italia, uno dei (tanti) “impresentabili” contestati a Nello Musumeci. Il quale vince le elezioni grazie anche ai voti di chi ufficialmente avrebbe dovuto sostenere Fabrizio Micari, ma che dopo aver subodorato la tendenza ha deciso di dirottare sull’ex presidente della provincia di Catania i propri voti, al fine di scongiurare un’affermazione grillina. Ma è la politica, bellezza.

Cancelleri non ha nulla da rimproverarsi. Ufficialmente è uno sconfitto, anche se è un messaggio che la base pentastellata fatica ad accettare. Così come sonoramente sconfitto è il Partito Democratico. Così come sconfitto è Rosario Crocetta. Ma che c’entra? Mica era candidato. No, non lo era. Ma forse solo ora l’ex presidente ha capito cosa pensassero i siciliani del suo governo e del suo modo di gestire le emergenze. Il risultato assolutamente deludente della sua vice Mariella Lo Bello nella lista del PD (1715 preferenze) è il simbolo di questo malcontento. Al professor Micari va reso l’onore delle armi. Ha pagato un prezzo che non gli competeva. Insomma: la Sinistra siciliana esce a pezzi da queste elezioni. Occorre una revisione delle strategie. L’autosufficienza renziana è oggettivamente un limite. Anche se, va detto, il risultato di Fava è andato al di sotto delle aspettative.

Dopo ventun anni dalla prima elezione, Michele Cimino resta a casa. Così come resta a casa anche Salvatore Cascio. Lo scontro interno tra i due non è servito a mandare a Palazzo dei Normanni nessuno dei due. Margherita La Rocca Ruvolo ha avuto una intuizione positiva nel rimanere nell’Udc. A cui la “cura Ruvolo” (il senatore riberese) ha dato i suoi frutti.

Adesso per Sciacca i primi banchi di prova sono l’ospedale e le Terme. Il Giovanni Paolo II versa in uno stato comatoso. Il portavoce del Comitato civico per la Sanità Ignazio Cucchiara ha detto che il commissario Venuti è un funzionario che ha fatto degli annunci importanti per migliorare la situazione. Ma se il nuovo governo lo destituisce per metterci un manager “amico” siamo punto e daccapo. E sulle Terme la fretta nella consegna di un pezzo di patrimonio da parte del precedente governo adesso può anche preoccupare. Anche se Musumeci è una persona seria. Ma c’è tanto, tanto da lavorare.

Articoli correlati

Articoli Recenti

La tua richiesta è stata inoltrata. grazie!

Unable to send.