Fabio Termine, sindaco di Sciacca, intervenuto questa mattina alla Festa di Santa Barbara, ha parlato anche del completamento della sua giunta: la nomina di Curreri già effettuata ed a seguire la sostituzione di Certa. Al momento si chiude qui secondo quanto riferito da Termine. Per il terzo assessore al Pd, dunque, al momento nulla.
Con questa squadra, della quale, a meno di sorprese, farà parte anche Simone Di Paola per il Pd, Termine si appresta ad iniziare il nuovo anno “che deve essere – dice il sindaco – di programmazione e di cose fatte”.
Per i consiglieri di di opposizione di Forza Italia,
Democrazia Cristiana, Ventiventidue, Fratelli d’Italia
e Lista Messina ed Mpa “la montagna ha partorito un topolino” e la nomina di Curreri “avvenuta a seguito della “defenestrazione” di Salvatore Mannino, rappresenta un chiaro segnale che qualcosa non funziona all’interno della maggioranza”.
“È evidente – aggiungono – come il passaggio di testimone tra Mannino e Curreri, formalmente presentato come frutto di un accordo pacifico e di equilibrio politico, nasconda in realtà dinamiche che dimostrano l’instabilità della coalizione. Salvatore Mannino, che non si è dimesso formalmente dal ruolo di assessore, è stato revocato con apposita determina, lasciando il suo incarico dopo essere stato candidato sindaco designato dal Partito Democratico nelle scorse elezioni. La sua candidatura era stata poi ritirata a favore di un accordo con il Movimento Mizzica, che lo ha portato a ricoprire il ruolo in giunta. Quello che oggi emerge è una contraddizione palese rispetto alle dichiarazioni fatte nei mesi scorsi dal sindaco Fabio Termine. In occasione di interviste e interventi in consiglio, il primo cittadino aveva garantito che l’unico cambio previsto nella giunta sarebbe stato quello dell’assessore Antonio Certa, dimessosi per ragioni lavorative. Oggi, invece, ci troviamo di fronte a un quadro politico completamente stravolto”.
“La revoca di Salvatore Mannino -aggiungono – è evidentemente legata al fatto che lo stesso non abbia aderito a nessun gruppo consiliare da cui farsi rappresentare e, possibilmente, tutelare. Ma ad oggi, purtroppo, con il passaggio di Modica al Partito Democratico, nemmeno il sindaco ha però un gruppo consiliare che lo rappresenti, essendo venuto meno in aula il gruppo Mizzica. Stessa posizione per gli assessori mizzichini, per i quali però il metodo usato per la revoca di Mannino non vale. Due metri e due misure, a testimonianza di come i metodi contestati da Mizzica alla vecchia politica siano stati superati da una gestione personalistica ed autoreferenziale”.
L’opposizione scrive ancora di “egemonia del Partito Democratico, sempre più evidente e sembra ingabbiare il sindaco in una serie di scelte obbligate che snaturano il progetto politico presentato agli elettori nel 2022. Questo scenario di fratture interne e compromessi destabilizzanti non può che danneggiare la città, lasciando spazio a un Partito Democratico che si muove indisturbato per consolidare la propria posizione”.
“Questa situazione, tutt’altro che risolta, conferma l’instabilità della coalizione – concludono – e la perdita di coerenza rispetto agli impegni presi con la cittadinanza. I cittadini meritano trasparenza, coerenza e rispetto delle promesse elettorali. Oggi, purtroppo, tutto questo sembra venire meno”.