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Tre bikers saccensi percorrono la via Francigena Fabaria da Agrigento a Randazzo

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I tre atleti saccensi Tonino Bonifacio, Onofrio Corona e Paolo Avona hanno affrontato in mountain bike la via Francigena Fabaria da Agrigento a Randazzo sfidando percorsi impervi, composti da trazzere sterrate, sentieri montuosi con ciottoli e pietra lavica quando sono giunti alle pendici dell’Etna, per una distanza complessiva di 400 km e 7.000 mt di dislivello circa. Sono partiti il 27 agosto e sono arrivati il 31 agosto.

La via attraversa ben cinque province, Agrigento, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa e Catania, e 20 comuni. Il percorso è iniziato dalla via dei Castelli ed ha attraversato i comuni di Favara, Naro, Campobello di Licata, Ravanusa e Riesi, proseguendo per le distese dei campi di Butera e Niscemi fino agli splendidi centri di Caltagirone, Grammichele, Minei, Militello e Scordia passando per i monti Erei.

Il percorso dei tre bikers saccensi è proseguito nell’alta valle del Simeto, fiume “Simeto” che rappresenta il più importante corso d’acqua della Sicilia, per la lunghezza (circa 130 Km) e per l’ampiezza del suo bacino fluviale (circa 4.300 Kmq), passando per Lentini, la citta di Catania, per i castelli normanni e per le roccaforti etnee Paternò, Santa Maria di Licodia, Biancavilla, Adrano, Bronte, Maniace e infine Randazzo dove sono stati accolti dal “comitato di accoglienza dei camminatori della via Francigena Fabaria”. Le vie francigene sono percorsi ideali per scoprire una Sicilia primordiale, diversa da quella dei tanti luoghi del turismo di massa, fuori dalle rotte convenzionali, lungo le vie percorse dai nostri antenati greci, romani, arabi e normanni dove il camminatore scopre il proprio essere, trova una serenità interiore, ascolta il proprio corpo e trova se stesso. I bikers tengono a sottolineare che le bellezze viste e percorse lungo l’intero viaggio, così come quelle delle nostre zone, purtroppo sono fortemente minacciate dall’incuranza dell’uomo moderno, che abbandona in posti ben lontani dai centri abitati, spazzatura, rifiuti ingombranti e rifiuti speciali che lasciano un segno indelebile nel lungo futuro, ben diverso da quello lasciato dai nostri avi che guardiamo con rispetto e ammirazione. Pertanto, i tre atleti invitano tutti al rispetto dell’ambiente e del patrimonio ereditato al fine di poter giungere ai nostri figli e nipoti migliore di come lo conosciamo.

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